L’ipotesi di una uscita della Gran Bretagna dall’Europa senza accordi fa sempre più paura all’industria del turismo. Gli esperti del settore guardano con apprensione alla fine del mese e stimano perdite miliardarie nei prossimi cinque anni se nelle tre settimane che mancano alla scadenza non si troverà un accordo sulle modalità del divorzio.
Gli operatori turistici sono preoccupati dal fatto che molte persone sono in attesa di vedere la piega degli eventi, in attesa di sapere cosa ne sarà dei visti, della tutela assicurativa. “La Brexit è un cruccio”, ha detto Mark Okerstrom, amministratore delegato della piattaforma di prenotazione online Expedia, aggiungendo che negli ultimi tempi ha registrato un significativo rallentamento di prenotazione dei voli da e per il Regno Unito, per le date successive al 29 marzo 2019.
La società di consulenza Oxford Economics ha detto che una “hard”, potrebbe causare un calo del 5% degli spostamenti all’estero e dei viaggi turistici da parte dei britannici da qui al 2020. “Non dico che le persone abbiano smesso di prenotare viaggi, ma stanno aspettando un po’ più a lungo del solito prima di decidere”, ha detto Christoph Debus, Chief Airlines Officer di Thomas Cook Group, aggiungendo che una Brexit senza accordi andrebbe a colpire più duramente i tour operator rispetto alle compagnie aeree.
Infatti, secondo Caroline Bremner, responsabile Travel Research di Euromonitor, “i tour operator stanno cercando di incoraggiare le prenotazioni anticipate dei viaggi, con accordi di pagamento flessibili, posti gratuiti per bambini e caparra molto contenuta”.
La Spagna, destinazione più popolare dei “sunseeker” britannici, meta prescelta dal 9% dei viaggiatori lo scorso anno, è destinata a pagare le conseguenze più pesanti da una Brexit “hard”. Secondo gli esperti di Euromonitor gli spagnoli rischiano di perdere un qualcosa come 1 miliardo di dollari tra il 2019 e il 2025.
Cercando di proteggere un’industria che rappresenta il 12% della sua economia, la scorsa settimana il governo spagnolo ha approvato un decreto che garantisce ai turisti britannici l’accesso all’assistenza sanitaria per un periodo specifico.
Non mancano le preoccupazioni per i flussi contrari. Infatti l’industria turistica britannica teme un progressivo abbandono dei turisti europei dopo l’uscita dall’Europa. “Il governo deve fare di più per migliorare il sentiment verso in Regno Unito dei visitatori provenienti dall’Europa continentale che rappresentano il principale bacino di riferimento per i tour operator britannici”, ha spiegato Kate Nicholls, chief executive di Hospitality UK.