di Simona D’Alessio
Ipotesi di restyling (con l’«ampliamento della platea dei beneficiari») per l’Ape social, l’opportunità di anticipo pensionistico per lavoratori in particolari condizioni di difficoltà. E garanzie sulla volontà di non accantonare il progetto di «quota 41» (numero relativo ai contributi necessari per cogliere la chance di andata in quiescenza agevolata, riservata ai cosiddetti lavoratori «precoci»), che permetterebbe di abbassare il requisito anagrafico della «quota 100», perché «rimane obiettivo del governo», tuttavia «l’impatto è gravoso», stimato in «10 miliardi l’anno di esborso». Parola del sottosegretario al Lavoro Claudio Durigon, che ieri mattina ha incontrato al dicastero di via Veneto i vertici delle principali organizzazioni sindacali, per fare il punto sulle questioni previdenziali, nelle stesse ore in cui il decreto 4/2019 (che include tanto il reddito di cittadinanza, quanto la «quota 100») debuttava nell’aula del Senato.
Tra gli impegni evidenziati da Durigon quello per il rifinanziamento dell’«Opzione donna» (250 milioni di euro il primo anno, 395 il secondo e 297 per il terzo) e la valutazione di «una soluzione» per la componente femminile, che consisterebbe nel riconoscere un anno di «sconto» sui contributi per ogni figlio (la misura varrebbe «500 milioni l’anno»), mentre tra le richieste sindacali quella di metter in agenda la questione degli esodati e la rimozione del blocco delle assunzioni nella Pubblica amministrazione.
Nell’assemblea di palazzo Madama, dopo la discussione generale sul testo, cominceranno oggi le votazioni sugli emendamenti al decreto 4: sono oltre 700 quelli dei senatori, cui si aggiunge il «pacchetto» governativo (da 16 emendamenti e un centinaio di sub-emendamenti), sebbene prenda sempre più corpo l’orientamento della maggioranza di imprimere le modifiche più significative nel secondo passaggio parlamentare (si veda anche ItaliaOggi del 23 febbraio 2019). La prima lettura dovrebbe concludersi domani.
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