Sono oltre 8,3 milioni di prestazioni sanitarie pagate dalle Forme Sanitarie Integrative per un ammontare complessivo di 3,6 miliardi di euro ed un valore medio di rimborso di 433,15 euro per assicurato. Quasi 4 milioni di prestazioni specialistiche, poco meno di 3 milioni di cure dentarie e oltre 1 milione di diagnosi precoci. Un aiuto concreto per le famiglie italiane, soprattutto per i redditi medio bassi (3 cittadini su 10 gli assicurati con redditi inferiori a 35.000 euro).
Sono però solo 2 italiani su 10 che oggi possono accedere ad una Forma Sanitaria Integrativa.
Questi i dati del nuovo Rapporto RBM – Censis Sanità Integrativa (ed. 2017-2018), basato su un campione di 90 Forme Sanitarie Integrative e oltre 4,5 milioni di assicurati, illustrati ieri mattina da Marco Vecchietti, – Amministratore Delegato e Direttore Generale di RBM ASSICURAZIONE SALUTE durante l’audizione presso la Commissione Affari Sociali della Camera, nell’ambito dell’indagine conoscitiva in materia di fondi integrativi del Servizio Sanitario Nazionale.
“Attualmente la Sanità Integrativa – dichiara Vecchietti – intermedia 5,8 miliardi di euro di Spesa Sanitaria, ossia il 14,6% circa della Spesa Sanitaria Privata totale, dato inferiore a quello della maggior parte dei Paesi OCSE, nei quali al sistema di tutela sanitaria di base si affianca, su base istituzionale o volontaria, un Secondo Pilastro Sanitario aggiuntivo. Le potenzialità del settore ed i benefici ad esso correlati sono però molto elevati: a fronte di 3,9 miliardi di euro di contributi lordi versati nel 2018 il totale dei rimborsi pagati ammonta a 3,6 miliardi di euro, dato in crescita di ben il 30% rispetto al 2017. Il rapporto tra premi e rimborsi, comprensivi delle spese di liquidazione (in media pari al 5%), supera quindi il 90% (92,30%) a dimostrazione di un modello organizzativo efficiente ed improntato a garantire livelli assistenziali coerente con i contributi versati dai cittadini e della aziende. Delle 8,3 milioni di prestazioni sanitarie rimborsate dalla Sanità Integrativa nel corso del 2017, l’1,84% (153.066 prestazioni) hanno natura ospedaliera, il 45,26% (3.761.873 prestazioni) sono di tipo extraospedaliero (specialistica e diagnostica), il 34,88% (2.898.897 prestazioni) sono cure odontoiatriche, il 3,14% (260.574 prestazioni) corrispondono a rimborso dei farmaci, il 14,14% (1.175.150 prestazioni) riguardano il finanziamento di protocolli di diagnosi precoce mirati a contrastare l’insorgenza di Malattie Croniche Non Trasmissibili e lo 0,74% (61.734 prestazioni) una serie di prestazioni sanitarie minori”.
E ancora, prosegue Vecchietti:“ Solo 13 milioni di italiani usufruiscono oggi di Forme Sanitarie Integrative, circa il 22% della popolazione, uno dei dati più bassi in Europa. Eppure la Sanità Integrativa, per chi già ha avuto modo di sperimentarla, garantisce grandi vantaggi. Il livello di rimborso delle cure pagate di tasca propria, infatti, è di oltre 2/3. Alla luce di questi dati bisognerebbe pensare a come estendere presto a tutta la popolazione questo importante strumento di protezione sociale, superando posizioni ideologiche e preconcette che mirano a sottrarre queste importanti tutele a chi le finanzia già da anni con il proprio stipendio. Bisognerebbe, in altre parole, istituire un vero e proprio Secondo Pilastro Sanitario universale così come il Servizio Sanitario Nazionale per raddoppiare il diritto alla Salute degli italiani”.
L’attuale impianto della Sanità Integrativa, tracciato dalla Riforma Bindi alla fine degli anni ’90, è stato per scelta fortemente ancorato al mondo del lavoro ed, in particolare, a quello del lavoro dipendente. Attualmente tuttavia, questa impostazione presenta tutti i suoi limiti. Di fronte all’avanzata dei nuovi bisogni di cura ed alla crescita della spesa sanitaria privata, la Sanità Integrativa potrebbe rappresentare una straordinaria opportunità per tutti i cittadini.
Considerazioni queste che trovano ampia conferma nei numeri del nuovo Rapporto: se si analizza il numero di assicurati dalla Sanità Integrativa per fase della vita emerge con chiarezza come l’incidenza massima si ha in coloro che sono in età da lavoro: 4 adulti su 10, a fronte di poco meno di 1 bambino su 10, 0,5 giovani su 10, e 1 anziano su 10. Prendendo in considerazione la professione constatiamo l’importanza delle coperture promosse rispettivamente dalla contrattazione collettiva e dagli enti previdenziali privatizzati. Ad essere assicurati sono infatti 5 lavoratori dipendenti su 10, quasi 4 lavoratori autonomi su 10, poco più di 1 imprenditore su 10 e meno di 0,5 pensionati su 10. Per quanto riguarda lo stato di salute, invece, a essere assicurate sono 3 persone sane su 10, più di 3,5 persone per le quali si sia manifestata una patologia in stato acuto su 10, poco meno di 1,5 cronici su 10 e meno di 1 autosufficiente su 10.
Da questi dati si evince come ad essere priva di una copertura sanitaria assicurativa e a dover quindi scegliere se attingere ai propri risparmi per curarsi, o peggio ancora rinunciare alle proprie cure, sia la gran parte della popolazione che versa in stati di fragilità, ossia gli anziani e i cronici e non autosufficienti. Molte delle prestazioni rimborsate dalle Forme Sanitarie Integrative, del resto, riguardano proprio le cure alle quali i cittadini sprovvisti di assicurazione sono spesso costretti a rinunciare, con ripercussioni anche gravi sul proprio stato di salute.