I dati contenuti in un report Consulcesi. Ogni anno intentate 35 mila nuove azioni legali
Più di 300 mila le cause contro i dottori. Assolti al 95%
Pagina a cura di Michele Damiani
Medici italiani molto indagati e poco colpevoli. Sono più di 300 mila le cause giacenti nei tribunali contro dottori e strutture sanitarie, sia pubbliche che private, con 35 mila nuove azioni legali che vengono intentate ogni anno. Il 95% dei procedimenti penali, però, si conclude con un proscioglimento; cifra che scende al 66% per quanto riguarda i contenziosi civili. I numeri sono contenuti nel documento «Analisi del contenzioso medico paziente», realizzato dal gruppo Consulcesi e presentato in conferenza stampa al Ministero della salute durante l’evento «Basta odio medici-pazienti». Le aree maggiormente a rischio contenzioso sono chirurgia (45,1%), materno-infantile (13,8%), medicina generale (12,1%) e emergenza-urgenza (10,6%). Partendo da un’analisi geografica, invece, viene evidenziato che la maggior parte delle cause è intentata al sud e nelle isole (44,5%), con percentuali più basse al nord (32,2%) e ancor più basse al centro (23,2%).
Questi numeri hanno avuto un effetto sulla categoria: infatti, secondo quanto emerge dall’analisi realizzata dalla Commissione parlamentare di inchiesta sugli errori sanitari, il 78,2% dei medici ritiene di correre un maggior rischio di procedimenti giudiziari rispetto al passato; il 68,9% pensa di avere tre probabilità su dieci di subirne e il 65,4% ritiene di subire una pressione indebita nella pratica quotidiana a causa della possibilità di subire un processo.
Oltre ai numeri sui procedimenti in atto, il rapporto analizza anche quanto intraprendere queste azioni legali costi a medici e pazienti; immaginando cause che contemplino un risarcimento medio di 100 mila euro, per una causa penale servono 36.901 euro, per una civile si arriva fino a 50.128 euro (i numeri sono ricavati applicando il decreto 37/2018 «determinazione dei parametri per la liquidazione di compensi per la professione forense»). Per cercare di porre un freno a questa deriva, Consulcesi propone l’istituzione di un Arbitrato della salute: «partendo dall’analisi statistica del contenzioso legale medico paziente», fanno sapere dal gruppo, «è emersa la necessità di istituire un luogo di confronto, e non di contrapposizione, per la risoluzione delle controversie: l’Arbitrato della salute». L’Arbitrato dovrebbe rappresentare un luogo di recepimento di tutte le istanze che riguardano l’intera attività sanitaria, comprese le modalità relative al suo concreto svolgimento e le possibili controversie che possano insorgere tra il personale sanitario, le strutture ed i pazienti. «Un organismo libero, indipendente ed imparziale, sia nello svolgimento delle sue funzioni che nell’adozione delle decisioni, che nascerà con l’idea di coinvolgere tutte le parti in causa invitandole a ricercare una soluzione conciliativa davvero condivisa».
L’assoluzione penale vale anche per il civile
L’assoluzione penale salva il medico anche dall’azione civile. Nel caso in cui il dottore sia assolto e la sentenza indichi solo l’accertamento della colpa lieve, e quindi avrà rispettato linee guida o prassi, il dottore non avrà nessun obbligo di risarcimento. E’ quanto stabilito dalla Corte di cassazione, quarta sezione penale, nella sentenza 5892/2019 pubblicata lo scorso 11 febbraio. La vicenda riguarda due dottoresse condannate in primo grado per omicidio colposo; alle due dottoresse erano stati contestati «profili di colpa per imprudenza, imperizia e negligenza». La corte di appello, invece, ha accolto il ricorso delle due assolvendole, ma confermando le statuizioni civili predisposte dal tribunale di primo grado. La Corte ha «annullato senza rinvio la sentenza impugnata, limitatamente alla conferma delle statuizioni civili». Secondo la Corte aver agito nel rispetto di linee guida o buone pratiche clinico-assistenziali esclude la punibilità. Dato che «il giudice penale decide sulla condanna risarcitoria proposta dalla parte civile quando pronuncia sentenza di condanna, la valutazione del giudice si riferisce automaticamente anche sulla decisione relativa alla responsabilità civile».
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