La platea dei potenziali aderenti alla famosa «quota 100» (38 anni di contributi più 62 di età) nel 2019 sarà di circa 290 mila persone, di cui il 40% dipendenti pubblici. Questi sono i numeri stimati dai tecnici ministeriali, considerato lo stanziamento di 3,9 miliardi di euro. La misura ha carattere sperimentale. Varrà per il triennio 2019-2021, poi si vedrà. Sarà comunque garantito il diritto per chi lo matura entro il 2021: potrà aderire a quota 100 anche dopo che si esaurirà la fase sperimentale. Ci sono poi le famose «finestre», trimestrali per i dipendenti del settore privato, la cui prima rendita decorrerà in aprile; e semestrali per i pubblici, i quali vedranno il primo assegno ad agosto. C’è anche il congelamento dei requisiti richiesti per la pensione di anzianità e la proroga dell’opzione donna. Ma andiamo con ordine.
Un anno ancora di Ape sociale. Due le scadenze per fare istanza di riconoscimento del diritto, a disposizione di quanti si trovano o verranno a trovarsi, nel corso del 2019, nelle condizioni di accedere all’Ape sociale. La prima è al 31 marzo, la seconda al 15 luglio. Muoversi in tempo conviene: solo presentando domanda entro il 31 marzo si avrà diritto anche agli arretrati (da gennaio); altrimenti l’Ape decorrerà dal mese successivo alla richiesta. Chi farà domanda oltre il 15 luglio, comunque entro il 30 novembre, avrà l’Ape solo in presenza di risorse finanziarie sufficienti. A stabilirlo è il decreto legge su reddito di cittadinanza e pensioni, approvato dal consiglio dei ministri il 17 gennaio scorso.
Via libera al riscatto agevolato del periodo di laurea entro i 45 anni. Ma anche alla facoltà di riscatto di periodi non coperti da contribuzione, con una detraibilità dell’onere del 50%.
L’art. 20 del provvedimento prevede, in via sperimentale, per il triennio 2019-2021, la facoltà di riscattare in tutto o in parte i periodi compresi tra la data del primo e quello dell’ultimo contributo comunque accreditato, non soggetti a obbligo contributivo e che non siano già coperti da contribuzione, comunque versata e accreditata, presso forme di previdenza obbligatoria. Detti periodi possono essere riscattati nella misura massima di cinque anni, anche non continuativi.
Stato avanzamento lavori per la cybersecurity europea. Sono stati individuati gli operatori essenziali, che nei centri nevralgici sono l’avamposto per innalzare le difese e anche i possibili focolai di rischio cibernetico.
Gesti della vita quotidiana dipendono dalla tecnologia e le reti sono a rischio di attacco. Tutelare le reti significa tutelare la possibilità di preservare il livello di qualità della vita.
Da questa constatazione deriva la strategia europea della sicurezza cibernetica.
Lo strumento normativo è la direttiva «Nis» e lo sviluppo della stessa a livello nazionale. In Italia si tratta del decreto legislativo 18 maggio 2018, n. 65 (pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale n.132 del 9 giugno 2018).
Il decreto 65/18 attua la direttiva (UE) 2016/1148 che delinea misure per un livello comune elevato di sicurezza delle reti e dei sistemi informativi nell’Unione. «Nis» significa Network and Information Security e la direttiva nota con l’acronimo Nis pianifica un sistema globale di cybersecurity a tinte europee.
Non c’è nulla di peggio della confusione normativa per chi si appresta a effettuare un investimento. Le novità introdotte dalla Manovra di Mlancio 2019 rischiano dl frenare bruscamente la corsa dei Pir (Piani Individuali di risparmio), contenitori fiscali all’Interno del quali i risparmiatori possono collocare qualsiasi tipologia di strumento finanziario (come azioni, obbligazioni e quote di Oicr, nonché somme di denaro liquide, con la possibilità di non pagare imposte sugli eventuali guadagni. A patto che almeno il 21% del portafoglio venga riservato a titoli di società di media o piccola capitalizzazione e che l’investimento venga mantenuto per almeno cinque anni. In due anni esatti dall’introduzione questo strumento – ideato per far diluire liquidità alle Pmi italiane – ha raccolto 15 miliardi di euro. Con 800mila sottoscrittori. molti dei quali si sono affacciati per la prima volta al mondo del risparmio gestito attratti proprio dalla facilitazione fiscale. Il futuro, però, è incerto, dato che la nuova Legge di Bilancio pone nuoti obblighi a carico dei Pir: investire almeno il 3.5% del totale sull’Aim e una quota analoga su azioni o fondi di venture capital.
L’istituto Tedesco Qualità e Finanza esamina un quadro che cambia per l’entrata in vigore della Mifid 2 e per la prudenza degli investitori Aumenta la selezione.
Quello da poco iniziato si annuncia come un anno di grandi sfide perle società di gestione del risparmio. Che si trovano a fare i conti con un’Innovazione normativa. La Mifid 2, che é stata annunciata come rivoluzionaria e, al con-tempo, con una condizione dei mercati tutt’altro che semplice. Potrebbe essere l’occasione per far emergere la qualità all’interno di un’offerta molto variegata. A tutto vantaggio del piccoli risparmiatori e dei loro legittimi interessi a ottenere un servizio affidabile a costi ragionevoli.
Riscattare il corso di laurea per raggiungere prima la pensione costerà 5.241 euro per ogni anno, anche se una persona ha cominciato a lavorare molti anni fa, a patto però che non abbia ancora compiuto 45 anni e che i periodi da riscattare siano successivi al 31 dicembre 1995 . Questa possibilità in più di riscatto agevolato della laurea è prevista dal comma 6 dell’articolo 20 del decreto legge sul «reddito di cittadinanza» e «quota 100».
Secondo la Fondazione studi dei consulenti del lavoro, il riscatto agevolato può essere molto conveniente rispetto a quello ordinario. Quest’ultimo infatti si calcola applicando l’aliquota del 33% sull’ultima retribuzione imponibile. Così, per esempio, se un lavoratore prende 42 mila euro lordi l’anno, dovrebbe versare all’Inps 13.860 euro per ogni anno di corso di laurea da riscattare. Riscattando 5 anni pagherebbe 69.300 euro, cioè il 164% in più della cifra forfettaria di 26.205 euro. Facendo altri esempi, su una retribuzione di 30 mila euro si pagherebbero 9.900 per ogni anno da riscattare e su una da 60 mila 19.800. Chi sceglie il riscatto agevolato previsto dal decreto legge deve però considerare che esso, dice la norma, è valido solo ai fini di aumentare gli anni di contribuzione che servono per i requisiti di pensionamento e non anche a far salire l’importo della pensione, come invece avviene quando si paga il riscatto ordinario. Detto questo, quindi, il riscatto agevolato può essere utile per “comprare tempo”, cioè per accumulare, per esempio, contributi per raggiungere prima il requisito per la pensione anticipata: 42 anni e 10 mesi di versamenti (un anno in meno per le donne), indipendentemente dall’età.
- Riscatto, cumulo e ricongiunzione: così si salvano i contributi smarriti
Questa settimana con la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale del decretone su reddito di cittadinanza, “quota 100” e le flessibilità prorogate di “opzione donna”, Ape sociale e delle pensioni anticipate non più adeguate alla speranza di vita. Per quota 100, oltre ai 62 anni di età, gli assicurati dovranno avere entro fine 2021 almeno 38 anni di contributi; per opzione donna, i contributi richiesti scendono a 35 anni, ma dovranno essere posseduti entro e non oltre la fine del 2018.
Le chances per ritrovare i contributi “perduti” sono numerose nel nostro panorama previdenziale; alcune sono completamente gratuite (si pensi all’accredito del servizio militare), altre sono riconosciute dietro il pagamento, anche rateizzato, di una quota che costituisce sempre un onere fiscalmente deducibile. Per entrambi questi ingressi derogatori a pensione, il riscatto di laurea rappresenta forse l’opportunità di aumento più sostanzioso della propria carriera contributiva; infatti, qualora il lavoratore durante gli anni di durata legale del corso non abbia contemporaneamente lavorato, potrà richiedere l’accreditamento da 4 a 6 anni, inclusi i dottorati di ricerca privi di contribuzione e le scuole di specializzazione (come quelle mediche). Non fanno parte del novero dei periodi riscattabili i master, anche se universitari.
- Crisi d’impresa, danni più pesanti per i vertici