Partono in un momento sicuramente non favorevole i nuovi rendiconti periodici voluti dalla Mifid II che i risparmiatori riceveranno entro febbraio del 2019. Una vera rivoluzione perché questi prospetti dovranno per la prima volta riportare accanto ai risultati ottenuti da ciascun prodotto finanziario nell’anno, anche tutti i costi, in dettaglio, sostenuti dal cliente per l’investimento, e non più soltanto in percentuale, come avviene oggi, ma anche in assoluto, cioè in euro. Quindi il risparmiatore si potrà rendere conto di quanto hanno incassato gestori e consulenti in relazione alla cifra che gli hanno fatto guadagnare (o perdere).
Il 2018 per le reti di consulenza finanziaria quotate è stato un anno di transizione, in cui a livello di business tutte hanno messo a punto strategie per affrontare la rivoluzione Mifid II, che porterà più trasparenza e pressione sulle commissioni. Ma nel frattempo il deludente andamento dei listini ha fatto rallentare la raccolta e ha fatto precipitare il loro valore in borsa. Fatta eccezione per FinecoBank , che ha un profilo un po’ diverso dagli altri wealth manager quotati, tutte le reti da inizio anno perdono a Piazza Affari un terzo del loro valore rispetto a dicembre 2017. Intanto le mosse attuate per adeguare il modello di business variano da rete a rete e c’è chi punta sul m&a, come Banca Generali.
Il 2018 por il settore bancario italiano ai chiudo con un’ultima grande operazione di derisking: Banco Bpm cederà quasi 8 miliardi di crediti deteriorati a Credito Fondiario, portando il proprio npl ratio molto vicino al 10%. Per il gruppo guidato da Giuseppe Castagna, nato dalla prima o unica fusione bancaria post-crisi, è il punto di arrivo di un impegnativo processo di pulizia dell’attivo che ha abbassato di 18 miliardi lo stock iniziale. Il percorso di Banco Bpm è analogo a quello della maggior parto dello banche italiano che negli ultimi anni hanno dedicato ingenti sforzi al miglioramento dell’asset gobbi.
Secondo il Global Terrorism Database, in Italia nel biennio 2016/2017 ci sono stati 19 episodi di terrorismo, di questi tre diretti verso imprese. Tuttavia, il 99% delle imprese italiane non ha piani di emergenza o di resilienza o contenimento che preveda-no espressamente misure antiterrorismo e contromisure in caso di aggressione al personale. Oramai la sicurezza aziendale non è più relegata alla tutela del solo patrimonio tangibile. Deve proteggere il patrimonio aziendale nel suo insieme: prima di tutto le persone, e poi il know how, le informazioni e la reputazione. Due procedure di sicurezza aziendale ci sembrano particolarmente rilevanti: la travel security volta alla protezione del personale in missione all’estero; la cybersecurity per la tutela del patrimonio informativo dell’impresa.
Entro fine anno gli aderenti ai fondi pensione sono chiamati a segnalare l’importo degli eventuali contributi non dedotti alla propria forma pensionistica complementare. In questo modo la quota corrispondente della prestazione previdenziale (rendita al 100% o 50% capitale e 50% sotto forma di rendita) al momento del pensionamento sarà esente. Va infatti ricordato come il principio applicato nel nostro ordinamento è quello della unicità della tassazione per cui, nel caso in cui si deduca nel corso della “vita previdenziale” del piano si sarà tassati al momento del pensionamento, nel caso in cui invece non si deduca si sarà esenti in quiescenza per la quota corrispondente.
Dati Ocse: la media dei paesi Ue è 63,2 anni. Quella italiana è di 62,1 anni
- Quota 100 “light” solo per 350 mila Ma resta la Fornero
Nel 2019 gli italiani avranno sei opzioni per andare in pensione. Dal 2020 solo tre. E dal 2022 “ quota 100” sarà rimpiazzata da “ quota 41”. Il prossimo anno chi pensa di andare in pensione ha sei vie di fuga. Solo una in più di oggi: “quota 100”, riservata a quanti possono vantare almeno 62 anni di età e almeno 38 di contributi. Il “ quotista” non potrà però cumulare pensione e lavoro. E sa già che il suo assegno sarà ridotto fino a un terzo – per i minori contributi versati – benché incassato per più anni, al massimo cinque. La platea potenziale, nelle prime stime, è di 350 mila nuovi pensionati, di cui 160 mila statali. Il governo sostiene ora che “ quota 100” è una via di uscita sperimentale. Sarà dunque possibile fare domanda solo nel triennio 2019- 2021.
- Pensioni. Dopo 300 mila uscite scatta la «tagliola»
Per garantire il taglio di due miliardi della spesa per «quota 100» potrebbe scattare una tagliola se più di 300 mila lavoratori chiedessero l’anno prossimo di andare in pensione prima (con almeno 62 anni d’età e 38 di contributi). La relazione tecnica al provvedimento dovrebbe infatti stimare una propensione al pensionamento anticipato pari all’85% della platea potenziale di 360 mila lavoratori. Il governo è sicuro che alla fine saranno meno, ma se non dovesse andare così ci sarebbe clausola di salvaguardia. Il dettaglio delle misure arriverà dopo Natale, probabilmente con un decreto legge che affermerà la temporaneità di «quota 100» e varrà solo per il triennio 2019-2021. Cambierà anche la distribuzione dello stanziamento. In un primo momento sarebbe dovuto costare 6,7 miliardi nel 2019 e 7 miliardi nei due anni successivi. Scenderà invece nel 2019 a 4,7 miliardi, per poi stabilizzarsi a 8 miliardi nel biennio seguente: una modifica che ha concorso a riportare il rapporto deficit-pil vicino al 2%.
- Generali, salgono Caltagirone e Del Vecchio
Proseguono gli acquisti dei soci italiani sulle Generali. Tra l’11 e il 12 dicembre Leonardo Del Vecchio ha comprato 1,375 milioni di azioni portandosi con la holding Delfin al 3,86% del capitale. Francesco Gaetano Caltagirone, invece, operando attraverso Quarta Iberica e Finanziaria Italia 2005, ha comprato mezzo milione di azioni e si è portato al 4,73%. Del Vecchio ambirebbe ad arrivare al 5% del capitale di Generali a dimostrazione della fiducia nel nuovo piano strategico del Leone messo a punto dal ceo, Philippe Donnet. I target del piano 2019-2021 vedono una politica dei dividendi più generosa con un payout nell’arco del piano tra il 55% e il 65% e un incremento del roe medio visto superiore all’11,5%. Mentre l’utile per azione è atteso in crescita del 6-8% in media ogni anno.
- Del Vecchio sale ancora in Generali
Proprio a cavallo del consiglio di amministrazione che doveva esaminare la modifica dello statuto Generali, Leonardo Del Vecchio ha stretto ancora la presa sul gruppo assicurativo. Il board del 12 dicembre ha votato a maggioranza, con voto favorevole dell’imprenditore e di altri otto consiglieri, l’eliminazione dallo statuto dei vincoli di età per consiglieri, ceo e presidente. E proprio tra l’11 e il 12 dicembre Delfin, la holding di Del Vecchio, è salita al 3,86% della compagnia con un esborso di 19,6 milioni.
- Gestione separata, contributi anche dai commercialisti
I professionisti tenuti all’iscrizione a un albo che svolgono attività lavorativa senza versare il contributo soggettivo a una Cassa di previdenza, sono tenuti a iscriversi alla gestione separata Inps. Con due sentenze gemelle, la 32506/2018 e 32508/2018 depositate ieri, la sezione lavoro della Suprema corte sembra chiarire in modo definitivo l’orientamento di legittimità su una materia che sta producendo un consistente contenzioso tra Inps e professionisti, con questi ultimi che spesso vedono riconosciute le loro ragioni in primo e secondo grado.
- Quanto pesa sui titoli il rischio reputazionale
Facebook e le falle nel sistema privacy. Non solo. Ci sono anche le accuse di spionaggio del presidente americano Trump nei confronti di colossi tlc cinesi. I tweet fanno poi il giro del mondo in un baleno con il rischio di potenziali crisi reputazionali che possono così colpire grandi aziende del settore tecnologico e delle telecomunicazioni. Aziende, quest’ultime, in prima linea appunto nella gestione di dati sensibili sulla privacy. Con tali notizie devono fare i conti pure i gestori dei fondi che in queste aziende investono; e i più attenti sono quelli che gestiscono i patrimoni utilizzando il sempre più diffuso filtro della «sostenibilità» (Esg: ambiente, sociale, governance).
- Fondi pensione e il nodo del gestore inglese
Con Brexit sotto la lente ci sono i contratti di gestione di fondi pensione negoziali italiani in cui il gestore è inglese. Fino a oggi, l’interpretazione dell’art. 6 del D. Lgs 252/2005 (normativa di riferimento) è stata che gli asset di questi fondi potessero essere gestiti solo da Sim, banche, Sgr o assicurazioni italiane, oppure da asset manager comunitari tramite succursale in Italia o con libera prestazione di servizi. La Covip, poi, non consentiva la delega a soggetti diversi da quelli abilitati alla gestione in prima persona. Questo potrebbe comportare dei problemi quando il Regno Unito uscirà dalla Ue, in quanto le sue imprese di investimento diventeranno soggetti extracomunitari e quindi non più abilitati a gestire i fondi pensione italiani.
- Grazie all’insurtech la polizza è istantanea
In Germania assicurano i passeggini, in Cina ci sono micropolizze istantanee che danno la possibilità di coprirsi anche dal ritardo dell’aereo. Il mondo assicurativo è nel pieno di una trasformazione con nuove modalità che si fanno largo grazie alle tecnologie. Secondo quanto è emerso dall’Osservatorio Fintech & Insurtech in collaborazione con Nielsen, ben 11 milioni di italiani hanno già utilizzato servizi digitali, tuttavia l’acquisto delle coperture assicurative avviene spesso ancora con modalità tradizionali (nel 50% dei casi non vi è ricorso a dispositivi connessi) e gli strumenti digitali sono impiegati principalmente come supporto alla forza vendita.
- Tecnologia in pole ma l’uomo è decisivo
Marco Giorgino, School of Management PoliMI
Due anni fa sembrava che il mondo dei banker e dei consulenti fosse destinato a scomparire nell’arco di 20 anni. Ma così non è. Alcuni operatori hanno fatto marcia indietro (tra gli altri Fineco) recuperando il valore umano perché se c’è un tema che la tecnologia che non può gestire è la “pancia” del risparmiatore. Ecco perchè in prospettiva ci sarà sempre più un’integrazione tra uomo e tecnologia rispetto all’utente finale.