L’utile netto è migliorato nei primi nove mesi del 13,9% a 178,8 mln di euro, i ricavi del 7,8% a 464,8 mln, il risultato di gestione del 10% a 282,1 mln e la banca ha confermato la sua solidità patrimoniale con un Cet1 ratio transitional al 20,46%
di Francesca Gerosa
Utile e ricavi in netta crescita per FinecoBank nei primi nove mesi del 2018. I ricavi hanno raggiunto quota 464,8 milioni di euro, in aumento del 7,8% rispetto ai 431,1 milioni di euro dello stesso periodo dell’esercizio precedente, un dato pressoché in linea con le attese di Banca Imi a 465,3 milioni, grazie al contributo positivo di tutte le principali componenti. Infatti, il margine di interesse si è attestato a 207,6 milioni di euro, registrando un +6,6% grazie all’incremento della liquidità transazionale e alla maggior incidenza dell’attività di lending che hanno più che compensato i minori interessi attivi collegati alla discesa dei tassi.
Le commissioni nette sono state pari a 218,7 milioni di euro, evidenziando un incremento del 9,7%. Occorre sottolineare che nel terzo trimestre la
controllata Fineco AM ha iniziato la propria operatività, pertanto le commissioni nette hanno beneficiato del contributo positivo apportato dalla stessa. Invece il risultato negoziazione, coperture e fair value ha raggiunto quota 38,3 milioni di euro dai 37,1 milioni di euro relativi allo stesso periodo dell’anno precedente (+3,3%).
A fronte poi di costi operativi in aumento del 4,6% a 182,8 milioni di euro (184,7 milioni la stima di Banca Imi), il cost/income ratio è sceso al 39,3% dal 40,5% dei primi nove mesi del 2017. Le spese per il personale sono ammontate a 63,1 milioni di euro, di cui 1,5 milioni di euro relativi alla controllata Fineco AM non presenti a settembre 2017, e hanno registrato un aumento di 4,4 milioni di euro per effetto dei maggiori costi derivanti dal piano di incentivazione 2018-2020 e dell’aumento del numero dei dipendenti passato da 1.105 al 30 settembre 2017 a 1.138 al 30 settembre 2018.
Quanto al risultato di gestione è migliorato a 282,1 milioni di euro, 25,7 milioni di euro in più rispetto allo stesso periodo dell’esercizio precedente (+10%). Gli accantonamenti per rischi e oneri sono risultati pari a 19,6 milioni di euro, in crescita del 16,7% a causa dei maggiori oneri per il contributo ordinario annuo ai Sistemi di Garanzia dei Depositi, stimato in 14,3 milioni di euro (rispetto ai 12,4 milioni di euro stimati nello stesso periodo dell’anno precedente).
Le rettifiche nette su crediti e su accantonamenti per garanzie e impegni sono stati pari a 2,1 milioni, in calo del 36,4%. Si ricorda che il principio contabile IFRS 9, entrato in vigore a partire dal 1 gennaio 2018, ha introdotto un nuovo modello contabile di impairment per le esposizioni creditizie e ha determinato per Finecobank un ampliamento del perimetro di valutazione; pertanto il confronto rispetto ai primi nove mesi del 2017 non è significativo.
Il dato al 30 settembre ha visto, da un lato, un lieve incremento delle rettifiche per crediti commerciali retail rispetto al terzo trimestre 2017, determinate dal significativo incremento delle esposizioni in bonis (i crediti deteriorati sono in riduzione rispetto all’anno precedente), e dall’altro ha beneficiato di riprese di valore con la capogruppo Unicredit per 1,6 milioni di euro in relazione al miglioramento del profilo di rischio del comparto.
L’utile netto è migliorato del 13,9% a 178,8 milioni, poco più dei 176,3 milioni previsti da Banca Imi, e FinecoBank ha confermato la sua solidità patrimoniale con un Cet1 ratio transitional al 20,46% (20,77% a fine 2017). Il Total capital ratio transitional è risultato pari al 28,88% (20,77% a fine 2017) e l’indicatore di leva finanziaria al 6% (5,67% a fine 2017).
“Siamo particolarmente soddisfatti di archiviare i 9 mesi 2018 con un utile in forte rialzo, grazie a un modello di business diversificato e a una strategia che si concentra sulla sostenibilità di lungo periodo della crescita della banca”, ha commentato l’ad, Alessandro Foti, aggiungendo che questi risultati giungono in una fase di mercato molto complessa “che Fineco sta affrontando con un rafforzamento della propria efficienza operativa e con un aumento della produttività della propria rete di consulenti, con un’attenzione particolare alla qualità, alla trasparenza e all’innovazione che da sempre la contraddistinguono”.
Dopo i conti, però, a Piazza Affari il titolo FinecoBank flette come il mercato e le altre banche dell’1,17% a 9,47 euro. Questa mattina, quindi prima della pubblicazione dei risultati, Banca Imi ha confermato il rating hold e il target price a 9,4 euro sull’azione, Mediobanca Securities neutral con un target price a 8,50 euro, lo stesso giudizio di Banca Akros (prezzo obiettivo a 9,60 euro), la quale ha sottolineato che “nonostante la recente flessione in borsa, FinecoBank continua a negoziare a multipli impegnativi: a un prezzo/utile 2018 e 2019 di 22 e 19 volte, rispettivamente, e a un prezzo/book value 2018 e 2019 di 6,8 e 6,2 volte, rispettivamente, e potrebbe ancora subire lo switch del mercato contro le “value stock”, cosa che crediamo possa proseguire, anche se la banca ha un’esposizione trascurabile ai titoli di Stato italiani”.
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