di Franca Floris

In pensione con quota 100. Proroga per un biennio per opzione donna e di un anno per l’Ape sociale. Ricalcolo delle pensioni d’oro, superiori a 4.500 euro netti al mese. E via libera al reddito (e alle pensioni) di cittadinanza. Sono queste le principali misure in materia previdenziale che il consiglio dei ministri di lunedì ha approvato nell’ambito della manovra economica 2018.

Superamento della legge Fornero. La misura tanto cara alla Lega consente di andare in pensione con 62 anni di età e 38 anni di contributi versati, favorendo così chi ha iniziato a lavorare in età molto giovane. «Non saranno previste penalizzazioni», spiega il sottosegretario al lavoro, Claudio Durigon, «mentre stiamo valutando se introdurre per uno o due anni il divieto di cumulo dell’assegno con qualunque tipologia di reddito da lavoro. Saranno consentite solo prestazioni occasionali nel limite di 5mila euro l’anno». Per esigenze organizzative dell’Inps, che dovrà gestire un bacino potenziale di 420 mila lavoratori interessati ad anticipare il pensionamento, saranno previste delle finestre di uscita («presumibilmente quattro»). Torna, per il biennio 2019/2020, anche opzione donna, la misura che permette alle lavoratrici con 58 anni, se dipendenti, o 59 anni, se autonome, e 35 anni di contributi, di andare in pensione, a condizione che optino per il sistema di calcolo contributivo integrale. Un anno di proroga, a tutto il 2019, anche per l’Ape sociale, l’anticipo pensionistico previsto, in presenza di determinati requisiti anagrafici e contributivi, per disoccupati involontari, cargiver o lavoratori che svolgono mansioni particolarmente gravose.

Pensioni d’oro. Il taglio degli assegni pensionistici più elevati cambia sede e dal ddl in esame alla commissione lavoro della camera emigra nella legge di bilancio. Fermo restando il tetto dei 4.500 euro netti al mese, però, dovrebbe cambiare il metodo per il ricalcolo delle pensioni, non legato più all’età di pensionamento ma ai contributi versati. Una misura voluta «per ridare equità al sistema previdenziale», dice Durigon, «che mi auguro possa avere una durata temporanea e che non diventi invece strutturale».

Reddito e pensione di cittadinanza. Nel disegno di legge di Bilancio arriva il reddito di cittadinanza, «una misura universalistica di sostegno al reddito», con la previsione che nessun cittadino abbia un reddito mensile inferiore ai 780 euro, che crescono in base al numero dei componenti della famiglia. Stesso tetto varrà anche per le pensioni: minime saranno aumentate fino a 780 euro, con una differenziazione tra chi è proprietario di un immobile e chi non lo è.

Lavoro. Il decreto semplificazioni approvato lunedì prevede diversi interventi in materia di lavoro. A cominciare dalla proroga dei trattamenti di cigs per riorganizzazione o crisi aziendale, rinnovabili per il 2018 e 2019 nelle imprese con più di 100 dipendenti (nelle prime bozze della manovra il limite dimensionale veniva abrogato) che abbiano problemi occupazionali. La cassa integrazione può essere concessa per 12 mesi per riorganizzazione aziendale e sei mesi per il caso di crisi).
Il trattamento di mobilità in deroga invece potrà essere concesso per 12 mesi a favore dei lavoratori che hanno cessato o cessano la mobilità ordinaria o in deroga dal 22 novembre 2017 al 31 dicembre 2018 a condizione che a questi lavoratori siano applicate misure di politica attiva. La stessa misura si applica ai lavoratori dell’area di Termini Imerese e Gela che godono di tale trattamento dal 2016. Il decreto legge infine contiene l’abrogazione dell’art. 15 del decreto legislativo 15 settembre 2015, n. 151 in base al quale a partire dal 1° gennaio 2019 il Libro unico del lavoro avrebbe dovuto essere tenuto in modalità telematica presso il Ministero del lavoro e delle politiche sociali, demandando ad un decreto ministeriale (ad oggi non emanato) l’individuazione delle modalità tecniche e organizzative della tenuta. «Un grande passo avanti verso la semplificazione amministrativa», secondo la presidente del consiglio nazionale dell’Ordine dei consulenti del lavoro, Marina Calderone. «La nuova tenuta del Libro unico avrebbe rappresentato un ulteriore aggravio di adempimenti per aziende e professionisti, a cui il ministro Di Maio ha posto rimedio».
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