Forum internazionale di Conftrasporto-Confcommercio Allarme per i porti, dove l’Italia sta perdendo competitività Rixi: governo al lavoro per aumentare gli investimenti
di Manuel Follis
A quasi due mesi dal crollo del ponte Morandi a Genova, uno studio stilato da Conftrasporto e Confcommercio in collaborazione con Isfort ha stimato che il danno complessivo accusato dalle imprese dell’autotrasporto in transito per il nodo del capoluogo ligure abbia già toccato i 116 milioni euro, vale a dire più di 2 milioni di euro al giorno. Si tratta del «costo aggiuntivo che incide nella valutazione degli spostamenti e che le imprese di trasporto devono fare, il che penalizza un sistema che vive anche del traffico delle merci», ha puntualizzato Andrea Appetecchia di Isfort, illustrando le risultanze dell’indagine, a margine dei lavori del quarto forum internazionale di Contrasporto in corso a Cernobbio.
L’indagine ha poi rilevato che solo per i camion che ogni giorno attraversavano il ponte nel percorso cittadino, l’incremento dei costi ha già raggiunto 32 milioni. Per i circa 4 mila camion che ogni giorno entrano ed escono dal porto di Genova, infine, il conto quotidiano è lievitato di 0,25 milioni, ossia circa 15 milioni dalla metà di agosto, quando avvenne il disastro.
A proposito di porti, il segretario generale di Conftrasporto Pasquale Russo ha spiegato che «negli ultimi 20 anni le merci movimentate nei container in tutta l’area mediterranea hanno registrato un incremento del 500%, mentre nei porti italiani l’aumento è stato del 50%».
L’Italia in questo modo rischia «di rimanere esclusi dai tracciati internazionali perché il sistema dei porti è frammentato, la burocrazia pesante e i piani regolatori (salvo eccezioni) sono fermi a 60 anni fa». Russo ha poi parlato di fondi insufficienti stanziati dal Def (fino al 2032 destinato solo l’1,8% ovvero 2,35 miliardi), cui si aggiunge «la difficoltà nella spesa di queste risorse».
Per il governo era presente il viceministro dei Trasporti Edoardo Rixi, che ha confermato come il governo sia al lavoro per aumentare gli investimenti sul settore. Rixi ha poi commentato le tensioni sui mercati finanziari. «Nel governo non ci sono grandi preoccupazioni. Vorremmo fare una manovra che riporti alla crescita. Questa situazione è abbastanza analoga a quelle vissute negli anni scorsi. Il problema è che il Paese si scontra con un sistema a livello internazionale ed europeo rigido mentre forse al momento l’Italia avrebbe bisogno di un po’ più di flessibilità». È chiaro, ha concluso Rixi, «che dovremo tenerne conto e cercare di non turbare i mercati e di ottenere invece quelle possibilità anche sugli investimenti e sulle infrastrutture che sono fondamentali per il Paese». (riproduzione riservata)
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