Secondo Euler Hermes, le immatricolazioni mondiali di nuovi veicoli cresceranno nel 2018 del +3%, ovvero 99,7 milioni di veicoli in circolazione. La tendenza dovrebbe continuare nel 2019, poiché il leader mondiale dell’assicurazione crediti stima che l’anno prossimo, più di 100 milioni di nuovi veicoli saranno venduti nel mondo. Questo traguardo verrà raggiunto malgrado un leggero rallentamento delle nuove immatricolazioni, attese in crescita (+1,9%).
“In uno scenario internazionale caratterizzato da profonde trasformazioni, il settore automobilistico italiano, seppur con un lieve rallentamento nell’immatricolazioni, continua a registrare per il 2018 un solido trend, sostenuto dalla domanda interna e dal dinamismo dell’export (oltre il 60% dei veicoli prodotti viene venduto oltre confine). La dinamica positiva si allarga e consolida tutto il settore della componentistica italiana, vero fiore all’occhiello della filiera, con incrementi segnalati principalmente nel comparto dell’Engineering e design, specialisti e subfornitori (materie plastiche e sistemi). Le aziende italiane, inoltre, hanno finalmente intrapreso nuove strade tra la tecnologia sempre più presente a bordo e l’avvento dei motori elettrici, mentre la sfida sempre più stringente sarà affacciarsi a nuovi mercati, in primis quelli asiatici (Cina su tutti). Il livello delle insolvenze nel settore automobilistico rimane basso rispetto ad altre industrie italiane, grazie a margini di profitto stabili e a tempi di incasso che si mantengono tra 60 e 90 giorni. Nuovi mercati, tecnologia, margini e liquidità rappresentano quindi la ricetta per navigare nelle turbolenze internazionali,” ha detto Massimo Reale, Direttore Commerciale Euler Hermes Italia:
Il dinamismo del mercato automobilistico mondiale dipenderà essenzialmente dai Paesi emergenti. Euler Hermes prevede infatti che il 95% della crescita attesa del mercato automobilistico da qui a cinque anni deriverà dai mercati emergenti, in particolare la Cina (47%) e l’India (13%). Il tasso modesto di diffusione dell’auto e l’arricchimento delle classi medie saranno fattori determinanti in questo senso. « Si calcola 25 veicoli per 1000 abitanti in India, e 120 su 1000 in Cina, mentre parliamo di 600 su 1000 in Europa dell’Ovest ed 800 su 1000 negli Stati Uniti. In piu’, i mercati emergenti presentano in media una crescita economica rapida, con una classe media che evolve rapidamente. Una situazione che dovrebbe garantire nuovi importanti sbocchi per i costruttori del mondo intero.», spiega Maxime Lemerle, Responsabile degli Studi Settoriali di Euler Hermes ed esperto del settore automobilistico. La Cina è sulla buona strada per consolidare il suo posto di primo mercato automobilistico mondiale, dove si registra più di un terzo delle vendite mondiali di veicoli, malgrado un leggero rallentamento delle nuove immatricolazioni. Queste sono attese in rialzo del +4% nel 2018 e del +3,5% nel 2019, dopo una media di piu’ +8,6% registrata tra il 2012 e il 2017. Sempre in Asia, l’India dovrebbe per ora mantenersi al quarto posto del mercato automobilistico mondiale, con immatricolazioni di veicoli nuovi in crescita del +12% nel 2018 e +9% nel 2019, in attesa di salire sul podio nel 2020.
A breve e medio termine, l’orizzonte sembra favorevole per il mercato automobilistico mondiale Tuttavia le prospettive delle industrie del settore continuano a dipendere dalla loro capacità di adattarsi alle due sfide maggiori che si presentano a breve termine: da una parte l’accelerazione della transizione verso l’elettrico, dall’altra la gestione delle turbolenze legate agli annunci e alle misure protezionistiche.
Sfida n°1 : Fronteggiare il lento tramonto del diesel e l’inasprimento delle regole
La transizione verso il veicolo elettrico costituisce un vero test di adattamento per i costruttori e le aziende dell’indotto. A livello globale, il mercato dell’elettrico è in forte crescita (+45% atteso nel 2018 dopo +54% nel 2017), ma la quantità di veicoli elettrici rapportata alle vendite a livello mondiale di veicoli è ancora limitata (inferiore all’1,2% nel 2017 e all’1,7% nel 2018). Soprattutto questa crescita si concentra soprattutto in alcuni Paesi e rimane vulnerabile rispetto ai cambiamenti delle misure di sostegno pubblico.
« Lo si è visto di recente in Cina ed Europa, dove i poteri pubblici inaspriscono fortemente le norme ambientali al fine di disincentivare la produzione di veicoli inquinanti. I costruttori sono così costretti ad accelerare la transizione della loro offerta a favore dell’elettrico. Questo implica costi supplementari, in materia di ricerca e sviluppo, ma anche in termini di comunicazione e marketing nell’ottica di convincere i consumatori, scettici a causa del prezzo dei veicoli e dei problemi legati all’autonomia delle batterie », aggiunge Maxime Lemerle.
La Cina primeggia nettamente a livello mondiale nelle vendite di veicoli elettrici, con una previsione per 2018 di 878.000 unità vendute, davanti agli Stati Uniti (264.000) mentre l’Europa è trainata dalla Germania (74.000), dal Regno Unito (55.000) e dalla Francia (49.000).
Sfida n°2 : Adattarsi alle incertezze che il protezionismo americano fa scontare agli scambi di automobili a livello mondiale
Altro fattore di inquietudine ed adattamento per i costruttori nel mondo intero, l’amplificazione delle turbolenze lato scambi internazionali. Alle incertezze legate alla Brexit si aggiunge il risorgere della retorica protezionistica americana: sanzioni verso Iran e Russia, incremento dei dazi su acciaio ed alluminio, rimessa in discussione dei trattati commerciali. In generale, gli USA sono di gran lunga il primo importatore mondiale (291 Mdi USD = 20% del totale) con saldi commerciali deficitari significativi rispetto al Messico (62 Mdi USD), Giappone (49) e Germania (28), con una volontà di riequilibrio.
Questa situazione che minaccia direttamente il mercato automobilistico mondiale, in quanto gli scambi internazionali di automobili hanno pesato per il 9% sul commercio mondiale nel 2017, per un totale di 1.439 Mdi di USD. In questo contesto, Euler Hermes stima che un aumento di 20 punti delle tariffe doganali sui veicoli importati genererebbe un mancato guadagno di -10 Mdi Euro per l’industria automobilistica europea l’anno successivo all’entrata in vigore dei nuovi dazi, ovvero 1,5% del totale delle esportazioni europee di veicoli. Tale decisione sarebbe un ulteriore freno al commercio mondiale, già previsto in decelerazione pari a +5,5% nel 2018 e +4,8% nel 2019, dopo +8% nel 2017.
«Gli annunci ed i negoziati dell’amministrazione Trump gettano nell’incertezza le prospettive commerciali e finanziarie di costruttori e produttori di equipaggiamenti, americani e stranieri. Pesano sulle decisioni di investimento e potrebbero condurre ad una ricomposizione di determinate catene di produzione », analizza Maxime Lemerle.
Il settore automobilistico ha probabilmente raggiunto un punto alto del suo ciclo finanziario nel 2017: (i) da un lato con un margine operativo (EBIT) pari mediamente al 5% per i costruttori e al 7,2% per i produttori di equipaggiamenti; (ii) dall’altro con investimenti record l’anno scorso pari a 140 Mdi USD (pari al 4,8% del giro d’affari). Ma di fronte a queste due sfide considerevoli, gli attori del settore saranno costretti certamente ad ammainare almeno parzialmente la vela quanto agli investimenti. Pena il rischio di perdere terreno rispetto ai competitor nel campo dei veicoli autonomi, e più ampiamente su tutti i mercati di punta legati alla mobilità.
« In un contesto di trasformazione tecnologica sfrenata e di incertezze commerciali, l’industria automobilistica mondiale attraversa una fase di turbolenze. Le prospettive di crescita del mercato ci sono, ma le sfide da cogliere sono impegnative per le industrie del settore. Queste hanno davanti a loro una virata inedita: le scelte strategiche, commerciali ed organizzative effettuate nel primo decennio potrebbero essere seriamente messe in discussione. Devono di nuovo adattarsi per non mettere in pericolo rapidamente la loro profittabilità e liquidità», conclude Ludovic Subran, Capo Economista di Euler Hermes.