di Luca Gualtieri
Mediobanca potrebbe valutare nuove acquisioni nei settori coerenti con il piano industriale. Questo è stato il messaggio lanciato ieri dall’amministratore delegato Alberto Nagel nel corso della presentazione dei risultati dell’esercizio 2017-2018. I numeri hanno confermato la direzione presa dalla merchant negli ultimi anni, con la forte attenzione per settori quali il wealth management e il consumer banking e con lo storico presidio del corporate & investment banking. Una diversificazione progressiva ben esemplificata dallo spaccato dei ricavi: al 30 giugno il wealth management rappresentava il 40% delle commissioni rispetto al 28% di un paio di anni prima, un’evoluzione che ha consentito di ridurre il rischio di volatilità. Proprio per rafforzare quest’area di business Piazzetta Cuccia ha condotto in porto diverse operazioni straordinarie negli ultimi anni come l’accordo con Banca Mediolanum per rilevare il 50% di Banca Esperia e, più di recente, l’acquisto del 69% della società di asset management svizzera Ram Active Investment. Altri deal potrebbero seguire, come ventilato ieri da Nagel: «Continueremo anche quest’anno a fare acquisizioni». Il banchiere ha spiegato che le aree di interesse per possibili operazioni di crescita esterna sono «il wealth management, ma anche il consumer e guardiamo all’advisory e al capital market».
Venendo ai risultati dell’esercizio 2017-2018, Mediobanca ha realizzato un utile netto di 864 milioni, in crescita del 15,2% rispetto all’anno precedente. Andamento positivo hanno avuto anche i ricavi (+10% a 2,4 miliardi) e il risultato operativo (+24% a 1,06 miliardi), con un ritorno sul capitale tangibile del 10%. I numeri hanno battuto le attese degli analisti, che si fermavano a 840 milioni per l’utile netto, 2,39 miliardi per i ricavi e 1,015 miliardi per il risultato operativo. Sopra le previsioni è stato anche il dividendo che sarà proposto all’assemblea: 0,47 euro per azione, in crescita del 27% rispetto agli 0,37 euro dello scorso anno e contro attese per 0,45 euro. Il payout è pari al 48% contro le previsioni di piano inizialmente fissate al 40% e recentemente riviste al rialzo tra il 40% e il 50%. Alla remunerazione degli azionisti contribuirà anche il programma di acquisto di azioni proprie fino al 3% del capitale. Una mossa che è al contempo una scommessa sul rialzo del titolo e un segnale di tranquillità sul fronte patrimoniale. Al 30 giugno infatti il coefficiente Cet1 era salito infatti di 36 punti base rispetto al terzo trimestre al 14,2%. In aggiunta le azioni acquistate nel corso del buy back potrebbero essere utilizzate in eventuali operazioni straordinarie.
Nel corso della conference call Nagel ha confermato poi l’obiettivo di ridurre del 3% la partecipazione in Generali , oggi al 13%: «Confermiamo quello che abbiamo previsto nel piano e cioè che entro giugno 2019 effettueremo la cessione del pacchetto». (riproduzione riservata)
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