Nel mondo assicurativo sono ancora tutti molto abbottonati e sulle pagine web dei grandi assicuratori i dettagli reperibili sono scarsi, ma l’argomento è molto caldo e sono sempre più le compagnie che stanno salendo sul carro del nuovo business: la crypto insurance.
Potrebbe anche sembrare un controsenso fornire coperture assicurative alle crypto startup che si trovano in una fase paragonabile a quella del selvaggio West dei film western d’annata. Parliamo di una frontiera digitale senza regole, dove le frodi e i furti sono all’ordine del giorno. Basti pensare alla repentina chiusura di Mt. Gox, il più popolare cambiavalute di moneta digitale che aveva dichiarato fallimento quattro anni fa sull’onda di un cyber attacco da 850.000 bitcoin valutati allora 473 milioni di dollari, ma che oggi valgono oltre cinque miliardi di dollari o ai molteplici recenti fenomeni di hacking e simili che hanno interessato piattaforme come Bitgrail, Bitfinex Bithumb, fino a Coincheck che nel febbraio scorso è stata vittima di hacker che hanno rubato monete per 534 milioni di dollari.
Ma siccome le criptovalute e la sottostante tecnologia blockchain sono sempre più riconosciute e utilizzate, alcune compagnie stanno iniziando a puntare su questo segmento di business, puntando a tutelare chi possiede token digitali dagli attacchi dei criminali cyber.
I premi richiesti per coperture simili sono certamente molto elevati visto l’alto livello di rischio che si assume l’assicuratore. Secondo alcuni account, i sottoscrittori possono richiedere a un’azienda un ammontare cinque volte più alto rispetto a una normale copertura contro il furto.
“L’assicurazione per il deposito di criptovalute rappresenta una grande opportunità”, ha dichiarato a Insurance Journal Christian Weishuber di Allianz, compagnia che ha iniziato a fornire coperture individuali per i furti di moneta digitale lo scorso anno. “Gli asset digitali stanno diventando sempre più rilevanti nell’economia reale e attualmente stiamo studiando la realizzazione di nuovi prodotti, nuove soluzione dedicate a questo segmento”.
Per molte startup i costi di queste coperture sono ancora molto elevati, anche se Marsh & McLennan e Aon sostengono che questo tipo di business è andato molto bene quest’anno. Marsh, ad esempio, ha costituito un team di 10 persone dedicato a sviluppare l’area delle startup di blockchain, mentre Aon, che sostiene di avere in portafoglio circa il 50% del mercato crypto insurance, ha recentemente semplificato la sua polizza standard in modo da velocizzare il processo di sottoscrizione. Una modifica che peraltro è stata fatta anche da alcuni assicuratori, in modo da poter adattare la crypto insurance ai programmi di protezione per le aziende.
In estrema sintesi, questo è il quadro generale, ma entrando maggiormente nel dettaglio, chi può fornire oggi un’assicurazione criptata? Oltre ai grandi player americani come AIG, Chubb, XL Group Great American Insurance Group va ricordata anche la giapponese Mitsui Sumitomo Insurance. Gli assicuratori offrono pacchetti inclusivi di copertura in caso di errori, furto dei dipendenti e accesso non autorizzato, mentre per quanto riguarda i costi, si va da pacchetti da 88,550 dollari a 8.500 dollari.
C’è poi il caso del colosso giapponese delle telecomunicazioni digitali Line Corporation che conta su un fatturato di oltre 1 miliardi di dollari ed è soprattutto nota per la sua app di messaggistica Line, una delle più utilizzate in Asia con oltre 600 milioni di utenti registrati e 200 milioni di utenti attivi mensilmente in tutto il mondo. Il colosso giapponese che oltre a fornire servizi di messaggistica e crittografia offre anche prestiti e assicurazioni, sta lavorando per arricchire la app Line al fine di permettere agli utenti di commerciare con bitcoin.
Se il segmento delle crypto insurance può rappresentare una nuova area di business interessante, resta al momento difficile per gli assicuratori quantificare i rischi associati al trading. Innanzitutto, perché è complicato identificare società che fingono di commerciare in valute virtuali e invece operano solo per truffare e sottrarre soldi agli investitori. Le compagnie devono quindi sviluppare meccanismi tali da evitare di finire tra le vittime di truffatori di professione.
In conclusione, è vero che il mercato delle criptovalute è terreno di caccia preferito della criminalità finanziaria, ma è altrettanto vero che la diffusione di questi nuovi strumenti spinge verso l’adozione di un nuovo quadro normativo, con leggi più attente a questi nuovi fenomeni che attirano sempre di più le attenzioni della polizia e della magistratura. La speranza degli assicuratori è che queste dinamiche favoriscano l’emergere degli aspetti positivi dell’innovazione, riducendo sempre di più le aree di rischio.