di Anna Messia
Prende forma il progetto dell’Ania, l’associazione delle imprese di assicurazione, per sostenere l’economia italiana a in particolare le infrastrutture del Paese. Ieri il presidente dell’Ania Maria Bianca Farina durante il convegno organizzato da Febaf (l’associazione di banche, assicurazioni e finanza presieduta da Luigi Abete), ha fatto sapere che il piano, anticipato da MF-Milano Finanza il 13 giugno scorso, è ormai in dirittura d’arrivo. «Le compagnie sono pronte a investire risorse per finanziarie l’economia reale e in particolare quella italiana, nell’interesse del clienti e del Paese», ha sottolineato Farina.
Le risorse a disposizione sono ingenti e dopo che con un intervento normativo sono stati ridotti gli assorbimenti di capitale questi investimenti, che hanno orizzonti temporali di lungo termine e offrono rendimenti stabili nel tempo, sono diventati sempre più attraenti agli occhi degli assicuratori, chiamati a muoversi in un contesto di tassi d’interesse rasoterra.
Ma trovare progetti finanziabili in Italia non è facile e il rischio è che le compagnie di assicurazione investano in infrastrutture estere. Proprio per evitare il dirottamento fuori dai confini nazionali degli investimenti l’Ania ha deciso di scendere in campo «agendo non solo con un ruolo di advisor, analizzando il mercato e segnalando i progetti finanziabili», ha spiegata Farina, «ma muovendosi anche come originator».
L’idea è appunto quella di costituire un fondo nel quale possano essere convogliate le risorse delle compagnie di assicurazione che decideranno di aderire all’iniziativa e «quando saremo pronti apriremo il progetto anche alle casse previdenziali e ai fondi pensione», ha aggiunto la presidente di Ania. «Ma anche alla Cassa Depositi e Prestiti e a tutti gli altri stakeholder che possono essere funzionali al piano».
I numeri parlano da soli. Con la riallocazione di appena il 2% delle riserve del settore assicurativo si potrebbero mettere a disposizione del Paese circa 15 miliardi. Non solo; sempre in tema di finanziamento all’economia reale l’associazione delle assicurazioni è scesa in campo anche per potenziare il ruolo dei Piani Individuali di Risparmio (Pir). Si tratta dei piani nati per sostenere gli investimenti di lungo termine e le imprese italiane ma che, come sottolineato dal presidente di Febaf e presidente di Bnl Abete, «si sono rivelati un bicchiere mezzo vuoto perché finora le imprese medio piccole, non quotate, sono rimaste sostanzialmente fuori dalla platea dei beneficiari». Anche per Farina ci sarebbe bisogno di rivedere la normativa sui Pir, cui finora non hanno avuto accesso le gestioni separate che, con i loro 700 miliardi di euro di asset in gestione, rappresentano la colonna portante del settore assicurativo.
Sul tema delle pmi è intervenuto anche il presidente della Consob, Mario Nava, che si è collegato in videoconferenza all’evento organizzato da Febaf. «Il 70% del prodotto interno lordo e l’80% dell’occupazione in Italia sono prodotti dalle piccole e medie imprese, che corrispondono a una capitalizzazione in borsa dello 0,13%, sostanzialmente inesistente; questo dimostra che c’è una potenzialità enorme», ha sottolineato Nava aggiungendo che le pmi possono diventare quotabili con i Pir, cioè con i Piani Individuali di Risparmio. «Si può arrivare a modi attraverso cui il risparmio decentralizzato arriva alle piccole e medie imprese con l’intermediazione finanziaria, e non solo attraverso il debito bancario», in modo da favorire il passaggio da un sistema bank oriented a market oriented. (riproduzione riservata)
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