Prospettive di crescita ancora positive per la Turchia nel 2018, nonostante le imprese registrino termini e ritardi di pagamento più protratti nel tempo: è questo, in sintesi, il quadro che emerge dal primo Turkey Corporate Payment Survey di Coface, realizzato tra gennaio e febbraio 2018 su un panel di 2.615 aziende in 81 differenti città del Paese con l’obiettivo di analizzare i comportamenti di pagamento in diversi settori di attività economica e l’approccio delle imprese turche al credit management.
Secondo lo studio, le aziende turche ricorrono in maniera preponderante alle vendite a credito – preferite dal 72,9% del campione – con termini di pagamento che si aggirano intorno ai 121 giorni, mentre possono salire fino ad una media di circa 181 giorni per le società di grandi dimensioni, una tempistica resa sostenibile dalla maggiore capacità di finanziamento di cui beneficiano, tradizionalmente, le grandi aziende del Paese.
Tra i settori con i termini di pagamento più lunghi, evidenza l’analisi, figurano il comparto tessile, quello delle costruzioni e del legno-arredo. Al segmento agri-food, invece, spetta la palma d’oro tra i settori con i termini di pagamento più ridotti (circa 90 giorni in media), in un contesto generale dove il 45% del panel analizzato ritiene che i termini di pagamento si protrarranno ancora nel corso del 2018.
Una prospettiva, quella dell’allungamento delle tempistiche, che riguarda anche i ritardi di pagamento, che sembrano rappresentare una sorta di costante per le imprese turche. Il 55,5% del campione oggetto di analisi, infatti, ha dichiarato che nel corso del 2017 i ritardi di pagamento sono aumentati rispetto all’anno precedente – con automotive, tessileabbigliamento, retail e trasporti a guidare la classifica dei comparti maggiormente interessati dal trend – mentre il 47,4% delle imprese del panel prevede un ulteriore incremento dei ritardi anche per il prossimo anno.
Questo scenario impatta, inoltre, sui flussi di cassa delle imprese, che per il 50% del campione oggetto di analisi si sono deteriorati nel corso del 2017 rispetto all’anno precedente, anche in virtù di una più diffusa difficoltà nel recupero crediti, segalata dal 51,8% delle aziende analizzate. Un dato, questo, di particolare rilevanza, poiché l’economia turca è storicamente esposta alle fluttuazioni dei tassi di cambio e a conseguenti periodi di forte deprezzamento della lira turca.
Nonostante il clima di incertezza sui comportamenti di pagamento delle imprese, le prospettive sulla crescita economica della Turchia rimangono, tuttavia, solide e positive. Come sottolinea il 37,9% del panel intervistato, infatti, l’economia nazionale continuerà nel suo percorso di sviluppo anche nel 2018, sostenuta dall’aumento delle vendite delle imprese – figurato dal 36,8% del campione – con i settori dei metalli, chimico, ICT, automotive, costruzioni, tessile-abbigliamento e retail tra i comparti maggiormente interessati da questo trend. Aspettative rosee anche per l’export, una delle voci più importanti del contesto economico turco, che il 55,4% delle aziende esportatrici vede in costante aumento nel corso dei prossimi mesi, sostenuto dal deprezzamento della valuta domestica, dalla crescita dei volumi di vendita e dal peso dell’Europa nel contesto export della Turchia.
“Il quadro che ci presenta il primo Turkey Corporate Payment Survey di Coface ci descrive uno scenario a due fattori, entrambi molto significativi per un Paese, come la Turchia, che sta acquisendo sempre più importanza nell’area mediterranea”, ha sottolineato Ernesto De Martinis, CEO di Coface in Italia e Head of Strategy Mediterraneo & Africa. “Da un lato, infatti, un acuirsi delle difficoltà delle imprese a causa dell’allungamento dei termini e dei ritardi di pagamento; dall’altro, invece, una fiducia diffusa nelle potenzialità di crescita economica della Turchia e della capacità di vendita ed export delle sue imprese, che contribuisce a confermare il solido percorso di sviluppo del quale il Paese si è reso protagonista negli ultimi anni”, ha aggiunto De Martinis.