Gli agenti turbati da un altro aspetto della legge che recepisce la direttiva idd
Le sigle puntano il dito contro la richiesta del Senato di massima trasparenza sui compensi legati alla vendita di contratti
di Anna Messia
La direttiva Idd, la Mifid 2 delle polizze, agita di nuovo gli agenti di assicurazione, o almeno parte di loro. Se giovedì scorso il Sindacato Nazionale Agenti (Sna) e Unias (rappresentanza nazionale dei subagenti) avevano lodato le novità emerse nell’iter di approvazione, ora a dirsi preoccupati delle nuove norme sono i rappresentanti di Anapa, Aiba e Acb, che hanno alzato la guardia su un passaggio della direttiva di cui finora si era parlato poco: la totale trasparenza delle provvigioni Danni che, secondo loro, potrebbe avere gravi ricadute sulla categoria. Tutti gli agenti, di qualsiasi sigla, nei giorni scorsi si erano battuti (con modalità e toni più o meno accesi) affinché dal testo definitivo di recepimento della direttiva Idd fosse rimosso l’articolo 117. Il passaggio prevedeva l’obbligo per l’agente di versare i premi incassati dalle polizze direttamente sui conti delle imprese di assicurazione. Novità che per gli agenti avrebbe depotenziato il loro ruolo e messo a rischio la tenuta economica delle agenzie. I parlamentari li hanno ascoltati visto che sia nel parere della Camera sia in quello del Senato è stata richiesta la soppressione dell’obbligo di versamento. Così giovedì scorso Sna e Unias hanno pubblicamente espresso soddisfazione per «l’opera compiuta dai membri della Commissione speciale per l’esame degli atti urgenti del governo della Camera e del Senato». Ma a qualche giorno di distanza le polemiche si sono riaccese. Ieri Anapa, Acb e Aiba (i broker) hanno scritto una lettera al ministero dello Sviluppo Economico puntando il dito contro un altro aspetto della legge di recepimento della Idd, almeno nell’interpretazione che ne ha dato un ramo del Parlamento. Il parere del Senato è stato infatti condizionato dal fatto che «l’intermediario assicurativo, l’intermediario assicurativo a titolo accessorio, nonché le imprese di assicurazione, devono comunicare al cliente la natura del compenso ricevuto in relazione al contratto distribuito e i relativi importi, nonché la presenza di compensi anche indirettamente corrisposti». In altre parole il Senato ha chiesto a imprese e distributori la massima trasparenza sulle commissioni incassate non solo per le polizze Vita (uniformando il settore assicurativo a quello finanziario regolato da Mifid 2) ma intervenendo a gamba tesa anche sulle polizze Danni. «Un’interpretazione che per gli agenti rischia di essere più pericolosa dell’articolo 117», sostiene il presidente di Anapa, Vincenzo Cirasola, «senza alcun vantaggio per i clienti che riceverebbero anzi informazioni non utili e addirittura fuorvianti». L’esempio che Anana, Acb e Aiba portano a sostegno della propria tesi è quello della distribuzione diretta, «verso la quale il cliente potrebbe orientarsi sulla base dell’erroneo convincimento di una minore onerosità in termini di caricamenti sul premio puro di tariffa», spiegano. Insomma, dicono gli agenti e i broker, se da una parte nelle polizze vita a contenuto finanziario è interesse del cliente conoscere i caricamenti pagati per conoscere la riduzione del capitale investito rispetto al premio pagato, nel caso delle polizze Danni si rischia l’effetto contrario. La parola definiva sulla Idd passa ora al ministero dello Sviluppo Economico. (riproduzione riservata)
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