Analisi di Italia Oggi sullo stato dell’arte delle misure di assistenza per i professionisti
Tutele contrattuali per dipendenti, datori e collaboratori
di Michele Damiani e Franca Floris
Welfare aziendale. Sta in queste due parole la rivoluzione che negli ultimi anni sta coinvolgendo i luoghi di lavoro. Dall’assistenza sanitaria ai buoni pasto, dalla flessibilità dell’orario al premio di produttiva, è un fiorire di iniziative tutte rivolte a un duplice obiettivo: dare serenità (e benessere) al personale e aumentare la produttività dell’azienda. Ma perché il posto di lavoro sia sereno, è necessario che il benessere sia generalizzato, ovvero garantito a tutti coloro che concorrono al successo dell’azienda. Proprio su questa logica si basa il welfare degli studi professionali, così come predisposto dal contratto nazionale agli stessi dedicato. Una tutela a 360 gradi, che coinvolge sia i dipendenti che il datore di lavoro; il Ccnl, infatti, estende anche al titolare dello studio la possibilità di usufruire delle prestazioni di assistenza previste. E non è tutto, visto che lo stesso titolare può decidere di ampliare le tutele anche verso i collaboratori con partita Iva, altrimenti esclusi dalle garanzie offerte dal contratto.
«Negli studi permane ancora oggi una buona parte di lavoro che non è contrattualizzato», dichiara ad ItaliaOggi Luca De Gregorio, presidente di Cadiprof, la Cassa di assistenza sanitaria per i lavoratori degli studi professionali. «Da una nostra analisi risulta come siano molto presenti forme di collaborazione con partite Iva monomandatarie, soprattutto nell’area legale e in quella tecnica. Per questo l’estensione delle tutele ai collaboratori è un aspetto importante, perché in linea con le esigenze del settore». La conformità delle misure di welfare alle reali necessità dei lavoratori è, appunto, un altro aspetto caratterizzante il contratto collettivo degli studi professionali: «in fase di sottoscrizione del Ccnl, piuttosto che concentrarsi su aumenti retributivi a pioggia, si è preferito convogliare le risorse verso gli enti bilaterali ed operare secondo un principio mutualistico, attuando una redistribuzione basata sulle caratteristiche della platea di destinatari». Questo aspetto emerge con chiarezza se si guarda alle principali prestazioni assistenziali erogate dalla Cadiprof, ovvero il rimborso delle spese legate alla gravidanza e all’infanzia del figlio (tipo le rette degli asili nido). Sono i servizi più vicini alle esigenze dei lavoratori in quanto «su 250 mila iscritti alla cassa, il 90% è rappresentato da donne al di sotto dei quarant’anni».
Anche l’estensione delle tutele verso il datore di lavoro è un elemento che intercetta alcune delle caratteristiche proprie degli studi professionali. In Italia, infatti, gli studi sono spesso realtà molto piccole, con meno di tre dipendenti di media. «In tutti gli ambienti di lavoro il benessere del datore va di pari passo con il benessere all’interno dell’ufficio. Ancor di più se si parla di realtà molto piccole come gli studi professionali».
A tre anni dalla sottoscrizione del Contratto collettivo nazionale, sono circa 70 mila gli studi professionali raggiunti da misure di welfare, con più di 250 mila lavoratori assistiti. I dipendenti possono beneficiare di una serie di servizi: a livello generale su sanità (permettono di usufruire di una serie di prestazioni mediche, effettuabili in regime di gratuità o rimborso) e famiglia (asili nido, prestazioni sociosanitarie, congedi parentali). A livello specifico, invece, sono previsti piani di assistenza odontoiatrica (il progetto dentista per la famiglia prevede il rimborso da parte della Cassa dei costi legati alle protesi dentali) e psicologica (anche tramite una convenzione con l’associazione di categoria «Psicologi libero professionisti») con l’introduzione anche di una copertura per le ludopatie. Dal gennaio 2018, infine, Cadiprof ha messo a disposizione degli iscritti un rimborso legato alle vaccinazioni, sia in età adulta che in età pediatrica, «per agire in un’ottica di tutela della salute e per favorire l’immunità di gregge» afferma De Gregorio.
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