I lavoratori italiani continuano ad essere tra i meno pagati d’Europa posizionandosi, a tutti i livelli, in fondo alla classifica “Global 50”, il ranking della società di consulenza internazionale Willis Towers Watson, che confronta le retribuzioni di 60 Paesi considerando il lordo, il netto ed il relativo potere d’acquisto.
L’alto livello di tassazione del paese e l’alto costo della vita (in rapporto alla media dell’Europa Centro-Occidentale) fanno sì che il “potere d’acquisto” di uno stipendio italiano sia notevolmente inferiore a quello della maggior parte dei paesi europei, compresi Paesi Bassi, Irlanda, Francia, Austria, e tutti i paesi scandinavi. La Svizzera rimane il Paese con le retribuzioni più alte.
Dal report emerge come, con caratteristiche specifiche in base al livello, questa considerazione coinvolga indifferenziatamente top manager, middle manager ed entry level.
Rodolfo Monni, responsabile indagini retributive di Willis Towers Watson, commenta: “Il quadro che viene fuori dall’indagine vede l’Italia indietro anche rispetto a economie più deboli; il combinato di alto costo della vita e sistema fiscale progressivo rende i lavoratori italiani effettivamente tra i più poveri del continente. Alcuni comparti più esposti alla competizione internazionale, come ad esempio i financial services, il largo consumo e il farmaceutico tendono a offrire compensi più elevati per restare competitivi a livello globale, mentre più ridotti sono i compensi delle aziende che operano nei business delle telecomunicazioni o della grande distribuzione organizzata. In generale rileviamo comunque una ridotta capacità delle aziende nell’attrarre manager dall’estero attraverso la leva della retribuzione”.
Per quanto riguarda i middle manager, il ranking vede svettare gli svizzeri, che mediamente trovano al primo rigo della busta paga l’equivalente di 147.436 euro di fisso all’anno. Al secondo posto ci sono i tedeschi con 99.853 euro di media e a chiudere il podio i danesi con 99.591 euro. A seguire figurano, nell’ordine, i dirigenti intermedi del Lussemburgo, dell’Austria e dell’Olanda, seguiti da Belgio, Norvegia, Irlanda e Regno Unito. L’Italia si piazza dietro le altre economie europee, dalla Francia (77.460 euro) alla Spagna (70.501). In particolare è 15esima sui 21 Paesi dell’Europa centrale e occidentale con un reddito annuo lordo di 69.387 euro. Dietro di noi solo Grecia, Slovenia/Portogallo, Repubblica Ceca, Polonia e Slovenia, con i manager del Paese slavo che devono “accontentarsi” in media di 41.271 euro.
La situazione italiana è ancora peggiore se si passa a considerare il potere d’acquisto: i dirigenti italiani si attestano al 18° posto con una media di 45.249 euro annui, davanti solo ai pari grado di Grecia, Finlandia e Slovacchia. Il primato anche in questo caso spetta alla Svizzera: nonostante un costo della vita che nei Cantoni è più elevato rispetto alla Penisola, i middle manager elvetici vantano un potere d’acquisto che si attesta in media sull’equivalente di 91.305. Al secondo posto tra i 21 Paesi dell’Europa Occidentale e Centrale c’è il Lussemburgo (86.519 euro) e al terzo la Germania (78.016). Quindi è la volta di Regno Unito, Austria e Francia (quest’ultima con una media di 63.284 euro), Spagna, Olanda e Belgio.
Lo scenario cambia quando si passa a considerare i livelli retributivi dei top manager, (esclusi amministratori delegati e direttori generali, che hanno formule retributive personalizzate e quindi non si prestano a classificazioni per categorie): dalla ricerca emerge un reddito di 211.516 euro lordi annui per gli italiani, dato che ci pone al decimo posto, quindi sostanzialmente a metà classifica. Certo, in Svizzera e Olanda si possono spuntare oltre 300 mila euro di fisso annuo, ma in Germania e in Francia i direttori se la passano peggio dei nostri. Anche se poi, una volta depurato il dato per arrivare al potere d’acquisto, scendiamo al 14° posto, superati dalla Francia e dalla Germania, oltre che dalla Spagna e persino dalla Grecia. Circoscrivendo l’analisi alla sola Italia, anche in questo caso ci sono profonde differenze retributive a livello di settori, con i direttori dei financial services che svettano davanti agli altri.
Infine, a livello europeo, risultano fortemente penalizzati anche gli Entry level, ovvero i neolaureati appena affacciatisi al mondo del lavoro. L’Italia è tredicesima con un reddito lordo medio di 30.987 euro, in una classifica che vede sempre al vertice la Svizzera (80.761 euro di media), davanti a Danimarca e Norvegia, con la Germania quarta e il Lussemburgo quinto. Se invece si considera la graduatoria per potere d’acquisto, l’Italia scende al 15esimo posto con 25.213 euro, poco al di sopra del compensi registrati dai neolaureati sloveni e portoghesi, superati anche dai coetanei inglesi e spagnoli.