C on 1.400 miliardi di euro di masse gestite Amundi, anche grazie all’acquisizione dell’italiana Pioneer, è oggi la più grande società di gestione d’Europa. E considerando i soli fondi comuni aperti e gli Etf è, con più di 400 miliardi di masse, la seconda sgr alle spalle di BlackRock (755 miliardi in base ai dati Thomson Reuters Lipper). Una quota crescente di questi asset è rappresentata dai fondi passivi, di cui Amundi è oggi il quinto operatore in Europa (e il quarto in Italia) con un tasso di crescita doppio rispetto alla media del mercato europeo. Le sue masse in Etf hanno raggiunto a fine 2017 quota 38 miliardi (concentrati per ora in Europa con l’Italia che ha rappresenta circa il 10%), il 50% in più rispetto al 2016 grazie anche a una raccolta record, superiore a 10 miliardi, più del doppio sul 2016 (4 miliardi). La divisione Amundi Etf è nata sotto la spinta di Yves Perrier, ad dell’asset manager francese, che nel 2008 aveva intuito le potenzialità di questi strumenti. «Il 2018 è un anno importante per Amundi perché proprio dieci anni fa abbiamo emesso il primo Etf, mentre in Italia abbiamo debuttato nel 2010», spiega Vincenzo Sagone, responsabile Etf & Indexing Business Unit di Amundi Sgr.
Domanda. Ci sono differenze tra il mercato europeo degli Etf e quello italiano?
Risposta. Da due o tre anni la differenza si è assottigliata quanto a scelta dei prodotti, perché i portafogli sono diventati globali e quindi alla fine le scelte sono simili. Le preferenze vanno alle obbligazioni a tasso variabile, ai mercati azionari dei Paesi emergenti e all’equity europea.
D. Con la Mifid II il retail investirà di più negli Etf?
R. L’Etf è uno strumento adatto sia al retail che agli istituzionali, però in media l’80% delle masse arriva da questi ultimi. Ci aspettiamo un ulteriore aumento della raccolta degli Etf anche per via della Mifid II, perché la nuova normativa spinge per una maggiore trasparenza dei costi e un’informativa più dettagliata, da sempre due punti di forza di questi prodotti anche prima dell’avvio della direttiva europea, a differenza di quanto accade per altri strumenti.
D. Come entreranno gli Etf nei portafogli dei risparmiatori?
R. La trasparenza sui costi che la Mifid II impone farà si che i collocatori porranno molta attenzione al profilo commissionale dei prodotti. Mi riferisco in particolare alle gestioni patrimoniali. Osserviamo che i gestori di questi strumenti si stanno orientando verso gli Etf perché costano molto meno rispetto ai fondi. E ora con la Mifid II il cliente può verificare le commissioni in dettaglio nei prospetti quindi si rende conto di quanto paga veramente. Non a caso abbiamo chiuso accordi con due importanti reti di distribuzione per inserire i nostri Etf nelle loro gestioni patrimoniali. La prima è partita nel 2017 e ha registrato una raccolta molto brillante e l’altra è stata appena avviata.
D. Quali prodotti nuovi avete in cantiere?
R. Creiamo i nostri prodotti a livello internazionale ma anche le esigenze specifiche del mercato italiano hanno il loro peso. Per esempio nel 2017 per la prima volta abbiamo ideato un prodotto ad hoc solo per l’Italia. Si tratta dell’Etf dedicato ai Pir. Oggi siamo l’unica sgr in Italia in grado di offrire quattro fondi Pir più un fondo indice legato ai piani di risparmio fiscalmente agevolati. In più due settimane fa abbiamo emesso in Italia il primo Etf multifattoriale market neutral in Europa. Gli investitori professionali italiani sono tra i maggiori acquirenti di strategie di questo genere, che poi vengono applicate a molti prodotti che gli stessi distribuiscono al retail.
D. Avete contatti con gli altri gestori di Amundi che si occupano di gestione attiva?
R. Non siamo entità separate, tanto che molto spesso un nuovo Etf nasce dall’esigenza di un fondo attivo del gruppo che chiede a noi di fare un prodotto che poi rendiamo disponibile anche a clienti terzi. Lavoriamo molto insieme anche sul fronte delle reti. Per esempio quando presentiamo i Pir, illustriamo la gamma completa quindi i quattro fondi e anche l’Etf.
D. Quale ruolo si ritaglieranno i fondi a gestione passiva?
R. Tendenzialmente ci aspettiamo che da un lato i fondi attivi lo siano sempre di più, ma nel frattempo i fondi passivi continueranno a crescere. Ci sarà invece sempre meno spazio per le soluzioni intermedie.
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