di Nicola Mondelli
La notizia contenuta nel decreto ministeriale n. 919 del 23 novembre 2017 e nella circolare ministeriale di pari data con prot. n. 50436 secondo cui l’accertamento del diritto al trattamento pensionistico sarà effettuato direttamente delle sedi competenti dell’Inps sulla base dei dati presenti sul conto assicurativo entro i termini che saranno comunicati successivamente con nota congiunta Miur/Inps, sta creando scompiglio tra i docenti e il personale educativo, amministrativo, tecnico e ausiliario che si apprestano a presentare, entro il 20 dicembre, la domanda di cessazione dal servizio e, anche in un secondo momento, quella di accesso al trattamento pensionistico con decorrenza 1° settembre 2018.
A causarlo è soprattutto la constatazione che i dati presenti allo stato nel conto assicurativo dell’Istituto di previdenza quasi sempre non riportano, in particolare, tutti o parte dei periodi di servizio non di ruolo né i relativi contributi previdenziali versati. Una discrepanza questa, tra quanto riportato nel conto assicurativo del singolo dipendente scolastico è quanto risulta dai certificati di servizio rilasciati dall’amministrazione scolastica, che l’Inps attribuisce ad una rielaborazione del sistema resosi necessario a seguito del passaggio dei contributi pensionistici dall’ex Inpdap all’Istituto di previdenza assicurando nel contempo che sarà superata attraverso il confronto con i dati contenuti nel conto assicurativo con quelli a disposizione degli uffici scolastici e territoriali.
Un’assicurazione che tuttavia non sembra essere sufficiente ad evitare che lo scompiglio possa trasformarsi in un vero e proprio panico che si comincia già a manifestare nell’affannosa ricerca della documentazione che attesti tutti i periodi di servizio prestati sia in ruolo che fuori ruolo oltre a quelli per i quali negli anni passati era stata chiesta, eventualmente, la ricongiunzione (per periodi di lavoro prestato nel settore privato), il riscatto( corso di laurea o altri titoli utili a pensione) o il computo appunto dei servizi di pre ruolo o equiparati prestati sia nelle scuole pubbliche che in altre pubbliche amministrazioni.
Al panico si sta sommando anche il timore di non riuscire a salire sull’ultimo treno, datato 2018, che consente di accedere al trattamento pensionistico sia di vecchiaia che anticipato utilizzando i requisiti anagrafici e contributivi richiesti dal decreto legge 201/2011(la cosiddetta riforma Fornero). Non poter prendere quel treno significherebbe infatti essere costretti a rimanere in servizio per almeno un altro anno scolastico.
Anche per salire sul treno della «opzione donna», istituto che consente l’accesso alla pensione anticipata, è importante che le interessate verifichino se nel conto assicurativo dell’Inps risultino le anzianità contributive richieste (pari o superiori a 35 anni) e possedute entro il 31 dicembre 2015. La certezza del possesso della anzianità contributiva richiesta assume notevole importanza considerato che quel treno è, al momento dato, autorizzato a viaggiare sono fino al 2018.
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