di Luca Gualtieri
Venerdì 10 Banco Bpm ha annunciato l’accordo con Cattolica per la vendita del 65% delle compagnie assicurative. Per il gruppo guidato da Giuseppe Castagna (assistito dall’advisor Kpmg e dallo studio Pavesi Gatti Bianchi) l’operazione vale 853,4 milioni con una valorizzazione complessiva di Avipop e Popolare Vita di 1,26 miliardi. Cattolica (assistita da Ubs e Gianni Origoni Grippo Cappelli) assumerà le funzioni di direzione e coordinamento e nominerà l’amministratore delegato delle compagnie, mentre il Banco Bpm sceglierà il direttore generale. Se l’arbitrato con Unipol darà esito favorevole, Banco Bpm riporterà una plusvalenza che andrebbe a rafforzare la posizione patrimoniale. Qualcosa di analogo insomma a quanto accaduto nell’estate scorsa con la cessione di Aletti Gestielle ad Anima Holding . Indipendentemente da questo aspetto, comunque l’accordo ha lasciato soddisfatti i vertici di Banco Bpm e di Cattolica (guidata dall’ex dg di Generali Alberto Minali) sia sul piano economico che su quello commerciale. Per la banca poi l’intesa viene a cadere esattamente dodici mesi dopo il via libera alla fusione. Una ricorrenza che consente di fare il punto sul percorso industriale svolto da allora.
Governance. Banco Bpm è nata come public company e tale è rimasta, con un azionariato estremamente fluido come dimostrano le rilevazioni periodiche di Bloomberg. Primi soci sono fondi internazionali come Capital Group (4,45%), Norges Bank (2,9%), Dimensional Fund (2,06%) e BlackRock (2,01%), mentre il primo investitore italiano rilevante è la Fondazione Cr Lucca, ex socio del Banco Popolare, con una quota vicina all’1,6%. Si è speculato a lungo sulla nascita di un nocciolo duro di azionisti in grado di stabilizzare la governance, ma al momento nulla del genere si è concretizzato. Ci sono però stati forti acquisti da parte di soggetti storicamente legati al mondo veronese come il fondatore di Calzedonia Sandro Veronesi. In vista dell’accordo con Cattolica qualcuno ha ipotizzato un ingresso della compagnia nella compagine societaria, ma pare che il tema non sia mai stato discusso al tavolo delle trattative. Così come rientra nel campo delle pure suggestioni l’ipotesi di un ingresso di Warren Buffett nell’azionariato della banca, dopo il blitz su Cattolica. Di certo il problema degli assetti di governance si porrà all’avvicinarsi della scadenza del board, quando gli amministratori uscenti dovranno presentare una propria lista. Si ritiene che il presidente Carlo Fratta Pasini stia già lavorando in vista di quell’appuntamento, anche se per ora gli esiti risultano interlocutori. Pare del resto che la politica delle vecchie popolari non sia più di casa nel terzo gruppo italiano. Le leve operative sono saldamente in mano a Castagna, sostenuto da Pier Franscesco Saviotti nel ruolo di presidente del comitato esecutivo, mentre nelle prime e seconde linee i retaggi campanilistici risultano molto stemperati.
Crediti deteriorati. L’aspetto più delicato del piano industriale sarà la gestione dei non performing loan, eredità che il nuovo gruppo ha ricevuto dall’ex Banco Popolare. L’obiettivo concordato con Bce è cedere 8 miliardi di crediti lordi entro il 2019 e il management è in anticipo sulla tabella di marcia. Nel primo anno di attività infatti sono stati venduti prima un pacchetto unsecured da 641 milioni, poi un portafoglio garantito da 693 milioni (progetto Rainbow), mentre il 30 novembre sono attese le offerte vincolanti per uno stock di posizioni chirografarie da 2 miliardi (progetto Sun). Il prossimo anno è invece prevista una cartolarizzazione con garanzia pubblica da 3 miliardi che probabilmente chiuderà il programma delle grandi cessioni per cedere il passo a operazioni single name di importo inferiore. L’unità guidata da Edoardo Ginevra (affiancato da Edoardo Lombella per l’attività di portfolio disposal) punta molto anche sul recupero, soprattutto per la componente immobiliare. Se insomma le attività procedono verso gli obiettivi del piano, il rischio di una stretta della Bce sul capitale periste e per questo ai vertici della banca nessuno preferisce peccare di ottimismo.
Capitale. E proprio il capitale è un tema seguito con estrema attenzione dalla banca centrale, anche se finora il gruppo si è mostrato in linea con le richieste della vigilanza. Tanto più che la cessione di Aletti Gestielle ad Anima nel corso dell’estate ha fruttato una plusvalenza lorda di circa 700 milioni. Anche l’alleanza bancassicurativa potrebbe giovare al patrimonio. Questo secondo aspetto dipenderà dall’esito dell’arbitrato con Unipol che arriverà a conclusione tra il 15 e il 20 novembre. Ufficialmente la compagnia bolognese ha chiesto 700 milioni mentre il Banco Bpm non vuole pagarne più di 350. Secondo fonti finanziarie un punto di incontro potrebbe essere attorno a 520-550 milioni, anche se l’ultima parola spetterà all’arbitrato. Non bisogna peraltro dimenticare che, ove mai la solidità patrimoniale si indebolisse, l’istituto guidato da Castagna ha molte frecce al proprio arco, a partire dalla validazione di modelli di rating interni che dovrebbero diminuire l’assorbimento di capitale, con un beneficio atteso attorno ai 100 basis point. Una carta di riserva resta sempre la cessione del 39% detenuto nella società di credito al consumo Agos Ducato, valutata circa 700 milioni. (riproduzione riservata)
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