di Teresa Campo
Deciso balzo in avanti ieri a Piazza Affari per i titoli del real estate. A mettere benzina nei motori, da tempo un po’ scarichi, delle società immobiliari è la prospettiva che vengano incluse tra gli oggetti di investimento dei Pir, i Piani di Risparmio Individuali agevolati fiscalmente che già hanno messo le ali a molti titoli azionari e da cui invece quelli del mattone sono stati finora esclusi. Le banche d’affari sembrano convinte che la misura possa entrare nella prossima Legge di Stabilità, e molte di esse, complice una generalizzata sottovalutazione dei titoli, si sono sbilanciate migliorandone raccomandazione e target price. Come spiegato in un report di Mediobanca , «se i Pir potranno investire nelle società del real estate, tutto il settore ne trarrà beneficio, e in particolare Beni Stabili Igd e Coima Res , che offrono valutazioni interessanti e buoni dividend yield».
Dello stesso avviso Banca Akros, positiva soprattutto su Beni Stabili , su cui conferma il giudizio accumulate con target price a 0,80 euro. Mentre Banca Imi (buy su Igd e Coima Res ) sottolinea cne, per quanto riguarda gli altri settori, i Pir hanno raccolto 5,3 miliardi nel primo semestre di e la stima del Ministero delle Finanze parla addirittura di 10 miliardi per tutto il 2017. Risultato: dopo una partenza-sprint ieri i titoli hanno un po’ ridimensionato i guadagni chiudendo tuttavia largamente in positivo e soprattutto sovraperformando l’indice Ftse Mib, in rialzo di un modesto 0,15%. La migliore è risultata Aedes , che ha chiuso la seduta in progresso del 4,63% a 0,39 euro, seguita da Risanamento (+2,56% a 0,03 euro), Beni Stabili (+2,16% a 0,73 euro), Coima Res (+2,11% a 8,48 euro) e Igd (+1,69% a 0,93 euro).
Oltre a una generalizzata sottovalutazione le società immobiliari hanno anche altre frecce al loro arco. In particolare, offrono tutte una buona redditività e ciò grazie al regime di siiq (società di investimento immobiliare quotate) che le accomuna quasi tutte: lo sono infatti Beni Stabili e Igd (le veterane), Coima Res , Aedes e Nova Re , quest’ultima attiva solo da pochi mesi dopo la chiusura del primo conferimento di immobili e connesso aumento di capitale. Il regime di siiq prevede consistenti agevolazioni fiscali a fronte però di alcuni obblighi che di fatto trasformano queste società in property company, cioè con attività concentrata nella proprietà e nella gestione di un portafoglio immobiliare.
Le siiq devono avere almeno l’80% degli asset investiti in immobili locati (cioè non destinati né a trading né a sviluppo) e almeno l’80% dei ricavi deve provenire da locazione. Devono inoltre distribuire almeno il 70% degli utili netti in dividendi, caratteristica che le rende molto appetibili per investitori istituzionali come i fondi pensione e anche per i risparmiatori. Come accennato, però, in borsa negli ultimi mesi non hanno brillato, nonostante l’andamento decisamente positivo del mercato immobiliare: ormai da anni gli investimenti diretti nel mattone aumentano senza sosta e continuano a segnare nuovi record puntando per fine 2017 a quota 10 miliardi, il massimo di sempre.
Il fenomeno finora non ha toccato invece il cosiddetto mattone di carta, cioè titoli e fondi immobiliari quotati, perché gli investitori sembrano dubitare della validità del prezzo di carico degli immobili in portafoglio, spesso acquistati prima della crisi. «Un cambiamento della normativa sarebbe sicuramente positivo e permetterebbe di attrarre nuovi investitori», hanno concluso gli analisti di Banca Akros, «Crediamo che il primo driver a breve termine sia il dividend yield: quelli di Beni Stabili e Igd , rispettivamente del 4,6% e 5,2%, sono ancora interessanti, ma bisogna tenere d’occhio anche andamento dei tassi e il rischio Italia». (riproduzione riservata)
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