di Carlo Giuro
Il recente conferimento del premio Nobel per l’economia a Richard Thaler ha messo sotto i riflettori il concetto di una spinta gentile che ci indirizzi verso la scelta giusta. Il concetto appare interessante in ambito di previdenza complementare. I fondi pensione rappresentano sempre più, e lo saranno ancora di più a tendere, il fondamentale complemento della pensione obbligatoria per consentire ai cittadini di mantenere inalterato il proprio tenore di vita in età senile. L’adesione è però su base volontaria e i livelli di iscrizione non sembrano ancora in linea con quelle che sono le esigenze prospettiche. Esistono già dei meccanismi semiautomatici di indirizzo alla adesione a previdenza complementare e si ragiona sul come eventualmente affinarli in prospettiva, fermo restando che appare indispensabile stimolare in maniera sinergica una più ampia diffusione della cultura previdenziale. Un ruolo chiave può averlo il Tfr.
Nel 2016 il flusso complessivo di Tfr generato nel sistema produttivo può essere stimato in circa 25,2 miliardi di euro; di questi, 13,7 miliardi sono rimasti accantonati presso le aziende, 5,7 miliardi versati alle forme di previdenza complementare e 5,8 miliardi destinati al Fondo di Tesoreria Dall’avvio della riforma, la ripartizione delle quote di Tfr generate nel sistema produttivo fra i diversi utilizzi è rimasta pressoché costante, circa il 55% dei flussi resta accantonato in azienda, un quinto del Tfr viene annualmente versato ai fondi di previdenza complementare e il residuo viene indirizzato al Fondo di Tesoreria. Per quel che riguarda il Tfr in busta paga non si ha evidenza di riduzioni nell’importo destinato alle forme previdenziali che potrebbero essere imputabili a tale meccanismo. Pur avendo conferito un certo impulso alle adesioni il silenzio assenso non è stato però ancora un punto di svolta. Permangono aree di criticità in alcune categorie come i giovani, le donne, i dipendenti pubblici, i lavoratori delle Pmi. Nel documento inviato dai sindacati al Governo si propone allora di realizzare nel 2018 una campagna informativa intitolata «Semestre per l’adesione consapevole ed informata» con il meccanismo del silenzio assenso che garantisca ai lavoratori l’effettiva libertà di scelta, con modalità più stringenti che superino i limiti della precedente esperienza. Meccanismo, si specifica, da estendere ai dipendenti pubblici in regime di tfr. Si propone di prevedere una norma che permetta a regime alla contrattazione collettiva di regolamentare l’adesione con trasferimento automatico del tfr al fondo pensione, fermo restando il diritto del lavoratore al recesso preventivo, che avrà la possibilità di esercitare entro un certo periodo di tempo. Altro esempio di spinta gentile è quello della adesione contrattuale che si sta diffondendo in diversi settori, a partire da quello edile. La finalità è quella della inclusione previdenziale prevedendosi l’adesione dell’intera collettività di lavoro tramite un contributo contrattuale versato dall’azienda. In termini statistici nel 2016 sui fondi negoziali sono confluite 251.000 nuove iscrizioni di cui 148.000, derivano proprio dal meccanismo di tipo contrattuale disposto a partire dal 2015 per i lavoratori edili ed esteso, nell’ultimo trimestre del 2016, anche a una porzione della platea del fondo dei dipendenti delle aziende del settore cartario, aziende grafiche ed editoriali (Byblos).
La “spinta gentile” può essere riscontrata anche in termini di investimenti con il life cycle, con la diminuzione graduale, man mano che ci si avvicini all’età di pensionamento, della quota di investimenti il cui valore è caratterizzato da più elevata volatilità, che potrebbe ricevere impulso ad una maggiore diffusione nel nostro sistema con il Pepp, il piano previdenziale individuale paneuropeo. (riproduzione riservata)
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