di Anna Messia
Non ci stanno le Casse previdenziali a pagare il contributo di vigilanza richiesto pubblicamente più volte nei giorni scorsi dal presidente della Covip, Mario Padula. La legge non lo prevede e in ogni caso «noi non siamo previdenza complementare ma enti privati che gestiscono previdenza obbligatoria per finalità pubblica», sottolinea il presidente di Adepp, Alberto Oliveti, «Nel caso credo che dovrebbe essere lo Stato a finanziare il lavoro di vigilanza svolto dalla Covip». Alla volontà del ministero dell’Economia di pubblicare un decreto che regolamenti nel dettaglio i loro investimenti, di cui lo stesso Padula ha sottolineato l’urgenza nei giorni, Oliveti risponde poi con la disponibilità a condividere con i ministeri competenti l’attuale codice di autoregolamentazione, redatto da Adepp un anno e mezzo fa. «Si tratterebbe di una coregolamentazione che garantirebbe allo stesso tempo la nostra autonomia di enti privati», aggiunge Oliveti che vede invece qualche limitazione nel decreto sugli investimenti del ministero dell’Economia. La questione contributi è esplosa in particolare in occasione della presentazione del rapporto sulle Casse Previdenziali, pubblicato da Covip nei giorni scorsi, dal quale, secondo l’analisi della Commissione, sono emerse anche carenze nella governance di alcune Casse.
Un lavoro che Padula e i suoi tecnici hanno svolto utilizzando esclusivamente i contributi che arrivano dai fondi pensione vigilati per legge dalla Covip, hanno fatto notare dalla commissione. Perché a oggi la legge prevede che siano esclusivamente i fondi pensione a finanziare l’authority di riferimento, con un contributo di vigilanza sui contributi incassati. Nulla è dovuto dalle Casse nonostante Covip non abbia risparmiato lavoro per controllare gli investimenti effettuati dagli enti e riferire i risultati ai ministeri competenti a vigilare, ovvero Lavoro e Economia, come prevede la legge. In pratica, hanno sottolineato dalla Commissione, oggi è di fatto la previdenza complementare che finanzia i controlli sulla casse che hanno raggiunto il patrimonio rilevante di circa 80 miliardi di euro. All’appello mancherebbero, secondo le stime Covip, circa 4 milioni l’anno. Contributi che le Casse non hanno però intenzione di pagare. «Una cosa è la previdenza volontaria dei fondi aperti, altra cosa è la previdenza obbligatoria di cui si occupano le Casse», sottolinea Oliveti, «Covip è nata per la previdenza volontaria e da essa è finanziata. Una legge ha poi esteso la vigilanza della Covip anche alle casse private che hanno finalità pubblica, e a questo punto, sempre la legge, dovrebbe prevedere un finanziamento a carico della fiscalità generale», spiega.
Adepp non ha poi nulla da obiettare al fatto che Covip continui a controllare gli investimenti delle Casse benché si tratti «del nono controllore per gli enti, già soggetti tra l’altro alla vigilanze di due ministeri, della Corte dei Conti, e all’analisi della Commissione Bicamerale», aggiunge il presidente dell’associazione degli enti previdenziali. Mentre per quanto riguarda il decreto sugli investimenti annunciato dal ministero dell’Economia, Oliveti punta il dito in particolare sulla norma che costringerebbe le Casse a indire una gara a evidenza pubblica per individuare un gestore. Scelta che allungherebbe i tempi e metterebbe in discussione l’autonomia degli enti. Oltre che sulla norma che limiterebbe gli investimenti immobiliari costringendo gli enti a dismettere velocemente patrimonio quando i prezzi del settore non sono ancora ripartiti. La soluzione condivisibile potrebbe essere appunto quella di trasformare il linee guida l’attuale codice di autoregolamentazione, «evitando così imposizioni dall’alto» aggiunge Oliveti che alla critiche di una governance non ancora ottimale degli enti risponde «portando i numeri del settore che a 20 anni dalla privatizzazione degli enti è stato capace di più che quadruplicare gli asset in gestione», (riproduzione riservata)
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