di Anna Messia
L’applauso più lungo durante Consulentia Torino, il presidente di Anasf, Maurizio Bufi, lo ha preso quando ha detto che la Mifid2 non dovrà portare pressioni sulla remunerazione dei consulenti. Un tema che ovviamente sta particolarmente a cuore ai professionisti. Il presidente dell’associazione di categoria ha sottolineato che non dovranno essere loro a stringere la cinghia se, come probabile, la nuova direttiva europea che partirà il 3 gennaio provocherà un taglio dei margini per l’industria del risparmio. Durante l’evento di due giorni targato Anasf, chiuso ieri con la partecipazione di oltre mille persone, si è discusso anche delle nuove regole di rappresentanza dell’Organismo di tenuta dell’Albo che presto dovrà occuparsi anche di vigilanza e includere i consulenti autonomi. Il 30 settembre si chiude la consultazione del regolamento Consob che definisce i principi di rappresentanza dell’Organismo e bisogna «ricordare che non è una start up e i soggetti che l’hanno gestito finora devono continuare a farlo», ha puntualizzato Bufi in questa intervista a MF-Milano Finanza. Il presidente di Anasf è anche pronto anche a impegnarsi nell’educazione finanziaria e a lavorare per migliorare l’immagine della categoria. «Troppo spesso i consulenti vengono erroneamente equiparati ai bancari che hanno avuto casi gravi casi di misselling».
Domanda. Presidente, quali sono i rischi che Mifid2 tagli effettivamente le remunerazioni dei consulenti finanziari?
Risposta. Oggi le analisi ci dicono che i costi della distribuzione finanziaria in Italia sono più alti del 20-30% rispetto al resto d’Europa o agli Stati Uniti. Divario che probabilmente Mifid2 contribuirà a colmare ma non devono essere i consulenti a pagarne le conseguenze. Sono loro a curare la relazione con il cliente, ad assumere comportamenti virtuosi e professionali, ad aggiornarsi in maniera continuativa. Tocca ad altri stringere la ciglia.
D. In che modo?
R. La prima soluzione è quella di compensare il calo delle commissioni con l’aumento della produttività e l’industria lo sta già facendo con successo. Per quanto riguarda le società prodotto si può per esempio lavorare sull’ottimizzazione dell’offerta, riducendo l’eccessivo numero dei prodotti presenti oggi (vedere Milano Finanza in edicola, ndr). Mentre le reti possono lavorare sui ruoli e sull’organizzazione interna, oltre che puntare sull’aumento delle masse gestite mediamente dai consulenti.
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D. La direttiva regolamenta anche la figura del consulente autonomo che potrà offrire i suoi servizi anche fuori sede. Un assetto che Anasf ha subito criticato. Quali sono i rischi secondo voi?
R. Non solo Anasf si era opposta. Anche le commissioni di Camera e Senato avevano dato parere contrario all’offerta fuori sede, ma il governo ha scelto diversamente. I rischi sono legati alle difficoltà di esercitare una corretta vigilanza su queste figure e al fatto che alle loro spalle, a differenza dei consulenti con mandato, non ci sono società mandanti responsabili in solido per eventuali comportamenti scorretti.
D. Il 30 settembre si chiuderà la pubblica consultazione sul regolamento Consob che stabilisce i criteri di rappresentatività nell’organismo che dovrà aprirsi ai consulenti autonomi e dovrà occuparsi anche di vigilanza. Chiederete cambiamenti al testo attuale?
R. Siamo favorevoli al criterio che prevede di dover rappresentare almeno il 10% degli iscritti nelle singole sezioni, in via esclusiva, come prevede il testo attuale. Ma chiederemo di introdurre il criterio dell’articolazione territoriale, che era indicato nei precedenti requisiti e non c’è nel testo attualmente in pubblica consultazione. Poi bisognerà capire come il requisito del 10% si tradurrà nella effettiva gestione dell’albo. Ma questi sono aspetti che dovranno essere chiariti dallo statuto, solo dopo la pubblicazione del definitivo regolamento Consob.
D. E su questo aspetto quale é la vostra posizione?
R. Va ricordato che l’organismo non è una start up ma ha dimostrato in dieci anni di esistenza di funzionare bene. I soggetti che lo hanno gestito fino ad oggi (Anasf, Abi e Assoreti, ndr) devono continuare a farlo, facendo salvo l’inserimento dei consulenti autonomi ai quali vogliamo garantire equità nella rappresentanza.
D. Anasf si è anche impegnata a divulgare i vantaggi della Mifid2 e a migliorare l’immagine dei consulenti finanziari. Perché?
R. Da sempre crediamo nell’educazione finanziaria e in questi giorni abbiamo avuto anche un importante riconoscimento Consob che ha invitato l’associazione a partecipare alla settimana dell’educazione finanziaria che la Commissione lancerà ad ottobre. Andremo nelle scuole, dobbiamo anche lavorare sull’immagine della nostra categoria. I casi di sinistri tra i consulenti finanziari sono ormai irrilevanti come dimostrano le rilevazioni Consob. Noi non abbiamo nulla a che fare con i casi di vendite scorrette che hanno colpito alcune banche. Con tutto il rispetto che merita la nostra industria, se c’è un modello in difficoltà non è il nostro ma quello di banca universale.
Fonte: https://www.milanofinanza.it/news/ricerca-news?codiciTestate=7&ricerca=ok&argomento=MF%20-%20Mercati%20Finanziari