di Mauro Romano
Con la firma del dpcm da parte del premier Paolo Gentiloni da ieri l’Ape volontaria è molto più vicina e soprattutto sarà anche retroattiva, perché, come è scritto nel decreto, «coloro che hanno maturato i requisiti in una data compresa tra il 1° maggio 2017 e la data di entrata in vigore del presente decreto possono richiedere, entro sei mesi dall’entrata in vigore del presente decreto, la corresponsione di tutti i ratei arretrati maturati a decorrere dalla suddetta data di maturazione dei requisiti». L’anticipo pensionistico volontario varrà per chi abbia compiuto entro i termini i 63 anni d’età e si trovi a non più di tre anni e sette mesi di distanza dalla pensione di vecchiaia.
Si tratta di una platea potenziale di 300 mila persone nel 2017 e di 115 mila nel 2018. Adesso per rendere veramente operativa la nuova opportunità bisognerà aspettare che Abi (Associazione Bancaria Italiana) e Ania (Associazione Nazionale tra le Imprese Assicuratrici) sottoscrivano le convenzioni (ci vorrà almeno un mese dalla data di pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale). Ai richiedenti sarà lasciata la libertà di scegliere subito se far durare il prestito fino al momento in cui è previsto attualmente il pensionamento o se comprendere anche l’eventuale aumento dell’età pensionabile che potrebbe scattare nel 2019 in base all’adeguamento delle speranze di vita; nella seconda ipotesi, la rata sarà di conseguenza più alta. L’importo minimo richiedibile sarà di 150 euro mensile mentre l’importo massimo è legato alla durata dell’Ape: se l’anticipo è superiore a 3 anni (fino a 3 anni e 7 mesi), si potrà chiedere fino al 75% della pensione; se è compreso tra 24 e 36 mesi l’80%, tra 12 e 24 mesi l’85% e se meno di 12 mesi si arriva al 90%. La pensione al netto della rata non potrà essere inferiore a 770 euro.
Il dpcm prevede poi che se il richiedente ha altri debiti in corso con le banche, l’esposizione comprensiva della rata dell’Ape non possa superare il 30% dell’assegno previdenziale. Nel testo sono anche stati inseriti dei suggerimenti richiesti dal Consiglio di Stato per tutelare maggiormente i pensionandi rispetto alle richieste delle banche. Per conoscere il reale costo dell’Ape occorrerà attendere le convenzioni con Abi e Ania: è stato ipotizzato un tasso per il prestito del 2,8% ma i costi reali risulteranno inferiori considerando l’abbattimento fiscale del 50% tanto degli interessi quanto dei premi.
«Grazie all’Ape volontaria molti italiani potranno andare in pensione prima. Ne potranno usufruire i lavoratori dipendenti pubblici e privati, i lavoratori autonomi e iscritti alla gestione Separata dell’Inps», è stato il commento della sottosegretaria alla presidenza del Consiglio, Maria Elena Boschi, che ha parlato di una misura «prevista nei Mille Giorni, frutto dell’ascolto delle necessità di tanti cittadini».
Decisamente meno soddisfatti i sindacati, con il segretario confederale della Cgil Roberto Ghiselli, che ricorda come l’Ape volontaria non sia un anticipo di pensione e che bisogna ancora attendere «la registrazione della Corte dei Conti, la pubblicazione, la circolare Inps e, soprattutto, le convenzioni con il sistema bancario ed assicurativo, con tutte le insidie che ciò può nascondere soprattutto in termini di tassi d’interesse da applicare a carico dei lavoratore». Mentre la segretaria generale della Cisl, Annamaria Furlan, avverte che «la nostra battaglia non è finita per correggere le orribili storture della riforma Fornero, sospendere l’innalzamento del requisito pensionistico in base alla aspettativa di vita e modificare, dunque, nel segno dell`equità e della solidarietà tra le generazioni il sistema previdenziale». (riproduzione riservata)
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