di Anna Messia
L’operazione più importanti è stata la recente cessioni di due palazzi ad uso ufficio a Genova e di residenze e strutture commerciali a Milano. Nei primi sei mesi dell’anno è stata venduta così la parte prevalente del pacchetto di 500 immobili ubicati in varie zone d’Italia che il gruppo assicurativo Unipol ha programmato di cedere per quest’anno. Un’operazione che, come aveva annunciato l’amministratore delegato del gruppo Carlo Cimbri, vale complessivamente circa 100 milioni di euro e fa parte della strategia di razionalizzazione, anche qualitativa, del patrimonio della compagnia che era stato rilevato all’epoca della fusione con Fondiaria Sai . L’obiettivo è ridurre un po’ l’esposizione agli immobili, cedendo gli asset meno redditizi, senza impatti significativi sui conti del 2017 visto che si tratta di investimenti che erano già stati svalutati l’anno prima. A giugno scorso il peso degli immobili sugli asset totali del gruppo di Bologna era pari al 6,8%, ovvero 4,2 miliardi rispetto a 4,9 miliardi del 2012. Le operazioni di dismissione proseguono quindi spedite, mentre Unipol è allo stesso tempo impegnata in opere di riqualificazioni degli immobili che resteranno nel portafoglio.
Dalla nuova sede della compagnia in fase di realizzazione a Porta Nuova a Milano, alla riqualificazione di Torre Galfa, oppure a quella dell’immobile storico in via Pantano, sempre a Milano, destinato ad ospitare residenze di lusso. Con l’integrazione tra Ata Hotel e Una Hotels, a seguito dell’acquisizione di Una Spa, il gruppo assicurativo è poi oggi anche un leader nazionale nel settore alberghiero, proprietario di 43 strutture, sia business sia leisure, e con un’offerta di 5.500 camere. Attività che nel primo semestre dell’anno ha superato i 60 milioni di fatturato e sul cui futuro, a quanto pare, tutti gli scenari sembrano ad oggi aperti a Bologna. Da possibili partnership a operazioni di crescita, ma anche eventuali cessioni se si dovessero presentare occasioni imperdibili. Sul fronte del business assicurativo, e più in particolare di quello bancassicurativo, il gruppo guidato da Cimbri resta invece in attesa della definizione di una partita decisamente importante: la stima del valore del valore del 50% di Popolare Vita che Banco Bpm dovrà acquistare visto che Unipol ha esercitato l’opzione put sulla joint venture bancassicurativa. Gli esperti appena nominati, con il ruolo di arbitri, avranno il compito di riavvicinare le distanze che si sono venute a creare tra i due ex partner, con stime che ad oggi oscillano tra i 300 milioni che il Banco vorrebbe pagare e i 700 milioni che vorrebbe invece incassare Unipol . Si vedrà.
Intanto dalle relazione semestrale appena pubblicata da Unipol (in perdita per 390 milioni a causa dei costi di 780 milioni per risolvere come noto la questione ndp con l’avvio di una bad bank) si scopre che il gruppo assicurativo nei mesi scorsi ha già incassato indennizzo legati a partnership bancassicurative, anche se di importo decisamente più contenuti. Si tratta di 12 milioni di euro pagati da Unicredit a Unipol a maggio scorso per Incontra Assicurazioni. Si tratta della joint venture Danni (anche questa eredita da FonSai ) i cui accordi prevedevano un indennizzo in caso di mancato raggiungimento di un determinato volume di premi assicurativi nel periodo compreso tra gennaio 2012 e dicembre 2016. I premi sono stati inferiori ai programmi e così Bologna ha incassato l’assegno.
Sempre dalla semestrale emerge che Unipol nei mesi scorsi ha messo altri 100 milioni sulla società di riassicurazione irlandese Unipol Re per un aumento di capitale. La società, prima partecipata estera di Bologna, lanciata nel 2015 con una dotazione iniziale di 500 milioni sembra quindi destinata a crescere.
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