di Anna Messia
Cattolica sceglie la trasparenza e la prudenza con un’incisiva manovra di svalutazioni che vale 67 milioni e che hanno portato la compagnia di Verona ad abbassare l’utile atteso alla fine anno da 150 a 83 milioni. «Le svalutazioni apportate sono la conseguenza del nuovo modello di valutazioni approvato dal consiglio di amministrazione lo scorso 13 luglio che allinea Cattolica alla best practice del settore», dice a MF-MilanoFinanza l’amministratore delegato della compagnia Alberto Minali. Svalutazioni frutto di un doppio intervento. Da una parte su partecipazioni assicurative, come alcune compagnie rilevate da Cattolica Vita tra il 2000 e il 2002, per un totale di 29 milioni o Bcc Vita, per altri 13 milioni. Dall’altra una stretta sulle soglie di valutazione dei titoli che tecnicamente vengono definiti available for sale (disponibile alla vendita) che ha comportato un taglio aggiuntivo di ulteriori 6 milioni. Oltre ad altri 5 milioni tagliati dalla partecipazione al fondo Atlante su cui Cattolica aveva investito 40 milioni di cui 35 milioni richiamati. A questo punto il valore della quota della compagnia nel fondo salvabanche è stato praticamente azzerato (-87%). L’intervento sulle svalutazioni è il secondo importante intervento attuato sulla compagnia dall’arrivo di Minali, insediatosi lo poco meno di due mesi fa. La prima manovra aveva riguardato, a metà giugno, il riassetto di figure manageriali chiave, con l’uscita del dg Flavio Piva e la nomina di Carlo Ferraresi, già cfo. Ora Minali ha deciso di procedere con la pulizia di bilancio. «Un’operazione che però non intacca la capacità della compagnia di creare reddito e neppure la solidità patrimoniale, con il Solvency II oggi a circa il 185%», aggiunge Minali sottolineando che proprio ieri Standard&Poor’s ha confermato il rating di Cattolica .
Da segnalare il fatto che Berica Vita, la joint venture con Popolare di Vicenza, non ha avuto bisogno di svalutazioni. La compagnia, finita negli asset delle banche venete affidati ai liquidatori è ora nel mezzo di un riassetto. Cattolica, che già detiene il 60%, potrebbe fare a breve un’offerta ai liquidatori per rilevare il 40% restante (si veda MF-MilanoFinanza del 21 luglio). Una mossa che sarebbe gradita alle autorità di controllo perché metterebbe in sicurezza la gestione di Berica Vita. Ma in ogni caso Cattolica non vorrebbe rinunciare al credito vantato nei confronti della liquidazione che, tra opzioni put su Berica e richieste di danni, ammonterebbe a circa 220 milioni. Intanto Minali ha già portato a casa un altro importante risultato: il sostegno del sindacato al piano di rilancio che passa per la stabilizzazione dei lavoratori con contratti a tempo indeterminato, investimenti in formazione e remunerazioni meritocratiche. (riproduzione riservata)
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