L’Europa è in via di accelerazione, come testimonia un’ondata di riclassificazioni.
Alcuni segnali contradditori inviati dall’economia americana (A2, rischio basso) e la forte incertezza intorno al piano di rilancio finanziario invitano alla prudenza.
Malgrado il miglioramento del PIL nel 1° trimestre (da 0,7% a 1,2%) e la disoccupazione ai minimi livelli da quasi 16 anni, i consumi delle famiglie continuano a diminuire e l’aumento del ricorso al credito rischia di rallentare a causa dell’incremento atteso dei tassi di interesse. Negli Stati Uniti il settore energetico è in ripresa ed è quindi riclassificato a «rischio elevato».
La produzione di greggio e l’industria dei servizi petroliferi onshore sono in crescita e continueranno a svilupparsi, avvantaggiati da un allentamento delle normative. La Zona euro beneficia di una dinamica positiva: condizioni di finanziamento molto favorevoli, investimenti che sostengono la crescita, ritorno della fiducia delle imprese, insolvenze d’impresa in calo in quasi tutti i Paesi (eccetto nel Regno Unito, indebolito dal rallentamento dei consumi, e in Belgio, 4° partner commerciale, dove le insolvenze dovrebbero aumentare rispettivamente del +9% e del +5% nel 2017, secondo le previsioni Coface).
In questa occasione, Coface migliora ad A2 la valutazione della Spagna, dove la crescita e il commercio estero sono particolarmente dinamici, e ad A3 la valutazione del Portogallo, uscito dalla procedura fallimentare della Commissione Europea. Numerosi settori seguono questa tendenza positiva: l’agroalimentare, sia in Europa occidentale a livello regionale, (valutato a «rischio moderato») sia in Francia, grazie all’aumento dei prezzi delle materie prime e alla fine degli effetti climatici disastrosi per i raccolti; la metallurgia in Germania (riclassificata a «rischio moderato») in ragione della stabilizzazione dei prezzi e della dinamica positiva dei suoi mercati principali; l’auto in Italia (a «rischio basso»).
L’Europa centrale continua a beneficare del miglioramento delle valutazioni. Questo trimestre sono stati riclassificati: la farmaceutica (a «rischio basso») grazie all’aumento della domanda interna ed esterna; l’energia (a «rischio moderato» a livello regionale e in Polonia), sostenuta dalla redditività delle imprese di raffinazione e l’aumento atteso della domanda; la metallurgia (a «rischio moderato» a livello regionale e in Polonia), grazie a nuovi investimenti in infrastrutture e alla ripresa dell’auto.
Gli emergenti, tra cui Russia, Cina e India, registrano performance differenti
In Russia si registra una lieve ripresa, la valutazione Paese è migliorata a B: gli investimenti e la produzione industriale sono in crescita, le vendite al dettaglio non hanno subito un calo grazie al livello controllato dell’inflazione (prossimo al 4%). Anche le vendite di auto aumentano (+11% nel 2017 secondo le previsioni), permettendo al settore di lasciare la categoria di «rischio molto elevato» ed entrare in quella di «rischio elevato». L’Uzbekistan (C) beneficia della ripresa dell’attività russa, dei finanziamenti ottenuti dalla Banca Mondiale e dalla BERD (Banca europea per la ricostruzione e lo sviluppo) così come del calo delle incertezze politiche.
In Asia emergente, la situazione è variegata.
In Cina (declassata a B, rischio poco elevato, a giugno 2016), gli indicatori sono nuovamente in rosso. L’economia rallenta e il rischio di insolvenza delle imprese aumenta, soprattutto a causa delle condizioni più rigide del credito.
L’auto a livello regionale e in Cina in particolare, è declassata a «rischio elevato», a causa di misure di controllo drastiche sulle macchine a motore termico. Malgrado la contrazione delle vendite di auto, il settore della distribuzione beneficia di una domanda solida, posizionandosi su «rischio basso».
In India, il miglioramento a «rischio moderato» del settore agroalimentare si spiega con il ritorno alla norma delle condizioni climatiche. In Medio Oriente e in Africa il rischio ha una tendenza ascendente
Il Medio Oriente e l’Africa sono le regioni con le valutazioni Paese più deteriorate a partire dal 2014-2015 a causa delle tensioni politiche e del crollo dei prezzi del petrolio e del gas. Questo trimestre, Coface ne ha declassati tanti: la crescita economica e la situazione finanziaria del Qatar (A4) potrebbero peggiorare in seguito alle misure prese recentemente dagli altri Paesi del Golfo; il Bahrein (C) deve far fronte a un deficit finanziario importante e a un debito elevato; quest’anno per la Namibia (B) si prevedono prospettive insoddisfacenti, malgrado una ripresa nel settore minerario; le isole Mauritius (A4) sono declassate nelle classifiche internazionali che valutano il contesto economico. I rischi sono in aumento anche a livello settoriale.
Lo testimonia il declassamento a «rischio moderato» dell’industria farmaceutica negli Emirati Arabi e in Arabia Saudita, dovuto all’effetto delle spese pubbliche più deboli. Le valutazioni Paese di Coface (160 Paesi) si basano su una scala di 8 livelli in ordine crescente di rischio: A1 (rischio molto basso), A2 (rischio basso), A3 (rischio abbastanza moderato), A4 (rischio moderato), B (rischio poco elevato), C (rischio elevato), D (rischio molto elevato), E (rischio estremo).
Le valutazioni settoriali di Coface (13 settori di attività in 6 grandi regioni del mondo, 24 Paesi che rappresentano l’85% circa del PIL mondiale) si basano su una scala di 4 livelli: rischio basso, rischio moderato, rischio elevato, rischio molto elevato.
“Il quadro presentato dall’aggiornamento del Rischio Paese e del rischio settoriale ci consente di esprimere una valutazione prospettica positiva, soprattutto in Europa e Russia”, sottolinea Ernesto De Martinis, CEO di Coface Italia. “Uno scenario di ripresa, quindi, che trova riscontro in alcuni settori-chiave – quali l’agroalimentare, l’auto e la metallurgia – e che consente di poter guardare ai prossimi mesi con maggiore fiducia, verso una fase di rinnovata crescita”, conclude De Martinis.