PREVIDENZA
Autore: Alberto Cauzzi e Maria Elisa Scipioni
ASSINEWS 287 – giugno 2017
Sicuramente una delle situazioni più ricorrenti per i futuri pensionati sarà l’aver versato contributi obbligatori a casse ed enti diversi, visto la tendenza al cambiamento del posto di lavoro e il progressivo estinguersi del posto fisso. A riprova di questa tendenza basta osservare gli ultimi dati, riferiti al solo settore del lavoro dipendente del settore privato, pubblicati dall’Inps nell’Osservatorio sul precariato: complessivamente nei primi tre mesi dell’anno in corso le assunzioni sono risultate 1.439.000, il 9,6% in più rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Il maggior contributo è dovuto alle assunzioni di apprendisti (+29,5%) e a quelle a tempo determinato (+16,5%), mentre sono diminuite quelle a tempo indeterminato (-7,6%). Le trasformazioni da tempo determinato a tempo indeterminato (ivi incluse le prosecuzioni a tempo indeterminato degli apprendisti) sono risultate 89.000, con una riduzione rispetto allo stesso periodo del 2016 (-6,8%).
Nel quadro del progressivo incremento dei requisiti contributivi, sia introdotti ex novo dalle recenti riforme, sia dai meccanismi di adeguamento alla speranza di vita, la valutazione di tutte le contribuzioni accreditate durante la propria vita lavorativa diventa imperativa per ottenere una pensione. Basta considerare, ad esempio, la pensione di anzianità: nel lontano 1992 si poteva ottenere con 35 anni di contribuzione, ora ne richiede quasi 43 (8 anni in più) e tra circa 20 anni supererà quota 45 anni.
Riepiloghiamo molto succintamente le principali alternative di coordinamento a disposizione per il mutuo riconoscimento dei contributi accreditati.
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