Anasf è pronta a scrivere alle commissioni parlamentare che nei prossimi giorni analizzeranno la bozza di decreto, approvata dal governo per recepire in Italia la Mifid II, per sollevare una questione spinosa. Il nodo è quello della possibilità concessa ai consulenti finanziari autonomi d offrire servizi fuori sede, a casa del cliente. Il decreto, come detto, deve ancora passare per le commissioni parlamentari competenti, che dovranno dare parere al governo, ma se il testo attuale non verrà cambiato, afferma il presidente di Anasf, Maurizio Bufi, «potranno esserci rischi per i risparmiatori». Fino a oggi l’offerta fuori è stata riservata a consulenti con mandato di una sim o di una banca e «la società mandante è responsabile in solido, con il suo patrimonio, di eventuali comportante scorretti del consulente, a tutela del cliente». Sostegno che nel caso di consulenti autonomi non può esistere, non essendoci una società mandante, e «questo rischia di abbassare le tutele per i risparmiatori», aggiunge Bufi. L’articolo 30 bis che ha esteso ai consulenti autonomi la possibilità di operare fuori sede è stato tra l’altro inserito senza una preventiva consultazione. «Un motivo in più per richiedere al legislatore un supplemento di analisi», conclude il presidente dell’associazione dei consulenti finanziari, ma il tempo a disposizione non è molto: entro il 12 giugno le commissioni dovranno esprimere il loro parere. (riproduzione riservata)
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