INVESTIGAZIONI

Nata nei primi anni duemila questa professione continua a crescere, spinta dalle normative di settore e dalla determinazione dell’autorità di controllo del mercato assicurativo

Autore: Mario Riccardo Oliviero
ASSINEWS 286 – maggio 2017

 

A dispetto dell’attuale crisi economica, il settore delle investigazioni assicurative è in forte espansione, soprattutto, da quando l’IVASS, l’autorità di controllo del mercato assicurativo, ha indotto le compagnie di assicurazioni a contrastare le frodi per contenere i costi delle polizze RC auto. È tra la fine degli anni novanta e l’inizio degli anni duemila che le investigazioni assicurative iniziano progressivamente ad assumere un ruolo autonomo, emancipandosi definitivamente dalle generiche investigazioni private.

Sotto la spinta sempre più pressante delle compagnie assicurative, ormai stanche di sottostare al ricatto delle truffe, incominciano, infatti, a comparire sul territorio anche le prime agenzie investigative specializzate esclusivamente nell’antifrode assicurativa. Scoprire i falsi sinistri e verificare la genuinità della documentazione presentata sono le principali attività richieste ai primi investigatori assicurativi. A differenza dei classici investigatori privati non agiscono in incognito, non impegnano il tempo in estenuanti pedinamenti. Svolgono analisi, incrociano dati, escutono testi e intervistano personalmente i presunti danneggiati per verificare: se il sinistro è vero, se è davvero avvenuto così come è stato denunciato e se tutti i danni sono effettivamente riconducibili all’evento.
Complice l’istituzione di: corsi di laurea dedicati, scuole di specializzazione e master post laurea, questa professione ha conquistato col tempo una platea sempre più ampia di operatori del settore, soprattutto, tra le donne. Con intraprendenza e caparbietà, infatti, molte giovani studentesse si sono impossessate di una professione, all’inizio prettamente maschile, e sono diventate investigatrici assicurative, proprio in un Sud, spesso ancora legato ad ataviche consuetudini sociali e vittima di anacronistici retaggi culturali. Patrizia a Chieti, Tina a Napoli, Annarita a Catanzaro, Giusy a Messina.

Alcuni nomi tra le tante che svolgono con profitto e soddisfazione questa professione, in quello che da molti è considerato il profondo Sud. Anche se siamo ormai abituati alle donne in divisa, dalle conducenti degli autobus alle soldatesse, dalle vigilasse alle poliziotte, la differenza è che queste ragazze proprio da una divisa non sono protette. Devono affrontare, da sole, in un mercato che non fa sconti a nessuno, le mille difficoltà di qualunque imprenditore ma devono anche confrontarsi con la criminalità organizzata e la microcriminalità cooperativa.
E hanno una missione in più tra le altre: tornare a casa la sera.

CONTENUTO A PAGAMENTO
Il contenuto integrale di questo articolo è visualizzabile solo dagli abbonati aMENSILE Non sei abbonato?
Scopri i piani di abbonamento
Sei già abbonato? Effettua il login nel modulo sottostante
Hai dimenticato la Password?
Registrati