L’attenzione degli analisti è tutta concentrata sull’eventuale deal tra Intesa Sanpaolo e le Generali dopo che la banca ha confermato “il proprio interesse industriale per la crescita nel settore del risparmio gestito, del private banking e in quello
dell’assicurazione in sinergia con le proprie reti bancarie, anche con possibili partnership internazionali”. Intesa Sanpaolo ha certificato il suo interesse per Generali confermando le indiscrezioni circolate a partire dal week-end.
Gli esperti escludono un deal tramite cassa e si fermano a ragionare su una possibile operazione carta contro carta. Tuttavia, anche questa opzione è diventata meno praticabile: da quando sono uscite le prime indiscrezioni nel fine settimana Generali ha guadagnato circa il 13,78% mentre Intesa Sanpaolo ha perso il 7,9% circa. Un’eventuale operazione tramite swap di azioni e’ diventata quindi più onerosa.
Si ipotizzano allora vie alternative. Per Banca Akros “se lo scopo di Intesa Sanpaolo è quello di difendere l’asset italiano, piú semplicemente potrebbe acquisire il controllo in Mediobanca, tentando di creare poi un patto di sindacato con piú del 20% del capitale di Generali. Secondo i nostri calcoli Mediobanca ha Generali in carico a circa 15,25 euro per azione”.
Un gestore pensa che proprio per questo motivo Unicredit, che e’ presente nel capitale di Mediobanca, stia guadagnando il 7,12%.
Per Banca Akros lo scenario più probabile resta comunque un break-up di Generali. Anche Ubs riflette su questo aspetto: “un completo spezzatino potrebbe offrire un potenziale rialzo del 48%-63% rispetto agli attuali prezzi di Borsa. Generali ha circa 5,5 mld di costi operativi, ex commissioni“, spiegano gli analisti, aggiungendo che se questi venissero ridotti di circa il 15%-25% (un’ipotesi comune nel caso di un’eventuale deal con Intesa Sanpaolo) si potrebbe creare valore per 5,8-9,6 mld euro, cosa che indica un potenziale upside del 48%-63% sulle azioni Generali anche dopo il recente rally.
Credit Suisse, che conferma su Intesa Sanpaolo la raccomandazione outperform, ritiene che ci siano dei pro e dei contro per la possibile operazione tra Generali e Intesa Sanpaolo: gli aspetti positivi riguardano il capitale e la creazione di valore sul fronte degli utili mentre quelli negativi la diluizione del dividendo per azione 2017, il rischio di esecuzione e i potenziali venti contrari sul fronte della regolamentazione.
Proprio sull’impatto di un eventuale deal su Generali sulla cedola della banca guidata da Carlo Messina si concentra Equita Sim: “rispetto agli scenari strategici che avevamo ipotizzato ieri (aggregazione con Generali o controllo indiretto via Mediobanca) Intesa Sanpaolo sta perseguendo l`alternativa piú ‘capital intensive’ di un’offerta pubblica di scambio su tutta o sulla maggioranza di Generali. L’istituto ha anche confermato che qualsiasi opzione strategica avverrá rispettando i target del piano industriale, compresa la ‘politica di distribuzione di valore per gli azionisti’: il lessico suggerisce che Intesa Sanpaolo intenderebbe confermare l`obiettivo di dividendo 2016 (3 mld, 19 centesimi per le ordinarie) e 2017 (4 mld, 24 centesimi) anche post operazione su Generali”.
Per Equita, però, “nonostante il track record e la credibilitá del management di Intesa Sanpaolo, la complessitá di un`eventuale offerta su Generali e il rischio di esecuzione dell`integrazione di due business differenti abbassano la visibilitá sulla politica dei dividendi post operazione rispetto a quella della banca stand-alone”.
Fonte: Dow Jones Newswires
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