Il turbamento d’animo, il dolore o la sofferenza interiore non costituiscono un pregiudizio ontologicamente distinto dal danno biologico o dal danno da lesione del rapporto parentale, ma integrano una peculiare modalità di manifestazione che si accompagna all’unitario danno non patrimoniale, che deve essere considerata come ulteriore elemento valutativo nella liquidazione dell’importo risarcitorio.
Cassazione civile sez. III, 13/12/2016 n. 25486document.currentScript.parentNode.insertBefore(s, document.currentScript);