di Andrea Pira
Per sostenere l’economia nel 2017 la Cina avrà bisogno di una dose multipla di «vitamina C». Pechino dovrà intervenire sulla Credibilità, vigilare sui rischi legati al Credito, ridurre la Capacità produttiva, puntare su nuove iniziative Commerciali e da ultimo gestire l’andamento della moneta (Currency in inglese). La prescrizione degli economisti di Euler Hermes parte dal presupposto che la seconda economia la mondo si è mantenuta stabile. L’anno si dovrebbe chiudere con una crescita del 6,7%, cioè a metà del range fissato come obiettivo dal governo, cioè il 6,5 -7%. Per il 2017 si prevede invece un +6,2% e un +5,8% nel 2018.
Secondo le previsioni di Mahamoud Islam e Ludovic Subran il mix di politiche a sostegno della crescita messo in campo da Pechino proseguirà per i prossimi due anni. In autunno il Partito comunista cinese terrà il suo congresso e ci sarà un parziale ricambio nei massimi organi dirigenti (anche se il presidente Xi Jinping rimarrà in carica fino al 2020). Sarà quindi una fase delicata, nel corso della quale la People’s Bank of China cercherà di sostenere l’economia senza mettere a rischio la stabilità finanziaria, mentre export e investimenti privati potranno essere sotto le attese.
La prima cosa da fare per migliorare le previsioni, scrive la società di assicurazione crediti del gruppo Allianz , sarà promuovere la credibilità della Repubblica Popolare tra gli investitori. Per far ciò sarà necessario migliorare la comunicazione, rendendo più chiare le proprie intenzioni e politiche, assegnando target di crescita «ragionevoli» che possano essere raggiunti. Dal 2018 sarà invece necessaria una stretta monetaria. Proprio ieri è stata registrata un’accelerazione nei nuovi prestiti. A novembre ne sono stati erogati per 794,6 miliardi di yuan. L’ammontare complessivo dell’indebitamento societario è però già pari al 170% del pil e per il 2017 è previsto un aumento del 10% dei fallimenti. Si dovrebbe inoltre assistere a un deprezzamento del 3% dello yuan sul dollaro, ma la divergenza tra la due valute dovrebbe assottigliarsi dal 2018. Ultimo nodo da affrontare sarà quello del commercio. La Cina si attende di essere riconosciuta come economia di mercato. Qualora le venisse negato tale status (come sta avvenendo da parte di Usa,
Giappone e Unione Europea) potrebbe scatenarsi una guerra a colpi di protezionismo. Le vie di uscita sono almeno due: lo sviluppo della nuova Via della Seta a la promozione del Regional Comprehensive Economic Agreement, il mega accordo con cui Pechino vuole rispondere al Tpp, appena congelato da Trump. (riproduzione riservata)
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