di Stefania Peveraro
Una parte del prezzo di acquisto di Pioneer Investment potrebbe essere pagata in azioni della nuova entità derivante dalla fusione tra Amundi e la stessa Pioneer. Lo ha scritto ieri l’agenzia di stampa francese Agefi Quotidien, sottolineando il fatto che Crédit Agricole, che controlla Amundi al 75%, aveva già dichiarato nei giorni scorsi di essere disposta a diluirsi sino ai due terzi nel capitale dell’asset manager. Questa tesi è sostenuta anche da alcuni analisti, da Jeffries a Exane, i quali ritengono che Amundi non sia nelle condizioni di pagare cash gli oltre 3 miliardi di euro promessi per Pioneer e che a Unicredit farebbe comunque comodo mantenere un piede nella nuova entità per conservare un controllo sulla rete di distribuzione e partecipare alla crescita del nuovo gruppo.
Teoricamente Unicredit potrebbe detenere una partecipazione del 10% nella nuova entità per un valore di 900 milioni e portare a casa il resto cash, mantenendo comunque un buon effetto in termini di Cet1. A questo punto Amundi, visto che ha capitale in eccesso per 1,5 miliardi, dovrebbe trovare almeno altri 600 milioni per arrivare a 3 miliardi oppure fino a 1 miliardo per arrivare ai 3,2-3,4 miliardi di cui si è parlato nelle scorse settimane, probabilmente facendo ricorso al debito. L’annuncio della trattativa in esclusiva con Amundi è stato dato lunedì scorso da Unicredit . L’offerta di Amundi era quella più alta recapitata sul tavolo degli advisor.
Tra gli altri pretendenti c’erano la cordata Poste-Cdp-Anima , l’australiana Macquarie e Ameriprise Financial (che controlla Threadneedle Asset Management), mentre Aberdeen Asset Management si era sfilata per via del prezzo ritenuto elevato. Ad aver superato la prima selezione erano state anche Generali , Axa e Allianz . Ai fini dell’accordo con Banco Santander (poi saltato) Pioneer era stata valutata 2,75 miliardi, incluso il debito, cioé poco più di 10 volte l’ebitda 2014. I fondi di private equity sono stati lasciati fuori da questa ultima asta; il ceo di Unicredit Jean Pierre Mustier ha preferito limitare gli interlocutori a soggetti industriali.
Da segnalare infine che, anche in scia all’accelerazione sul dossier Pioneer, ieri in borsa il titolo Unicredit ha guadagnato addirittura il 12,8% terminando la seduta a 2,272 euro per zione. (riproduzione riservata)
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