Insieme all’ottimismo, calano anche i risparmi degli italiani. È quanto emerge da una ricerca internazionale realizzata dal gruppo assicurativo Aviva, che dal 2004 analizza la propensione all’investimento e al risparmio da parte dei consumatori. 

L’indagine, realizzata con il supporto dell’Istituto di ricerca Ipsos, è condotta in 12 Paesi del mondo (Stati Uniti, in Canada, Irlanda, Regno Unito, Francia, Spagna, Italia, Polonia, Turchia, Cina, Singapore e Indonesia).

RISPARMIO E INVESTIMENTI
Parallelamente al calo della fiducia – sia rispetto alla situazione economica generale, sia alla propria situazione familiare – cala anche la media mensile che gli italiani destinano al risparmio, passando da 306€ a novembre 2013 a 265€ a luglio 2016.

Tuttavia, il 48% degli italiani, storicamente popolo di risparmiatori, pianifica di mantenere sia i propri livelli di risparmio, sia quelli di investimento nei prossimi 12 mesi. L’intenzione di aumentare quanto destinato al risparmio è indicato dal 15% degli intervistati, a fronte di una media del 33% negli altri Paesi inclusi nello studio. Anche nei programmi di investimento gli italiani risultano essere più cauti rispetto ad altri.

A oggi, 1 italiano su 2 è titolare di un prodotto finanziario di risparmio, mentre le cifre scendono a 1 su 3 per i prodotti di investimento e a circa 1 su 10 per la previdenza integrativa.

MOTIVAZIONI E SCELTE
Nella classifica delle ragioni che spingono gli italiani al risparmio, la famiglia viene al primo posto (31%), seguita dalla gestione delle emergenze (26%). Pesano meno i viaggi (18%), le spese generali (16%) e il denaro accantonato in vista della pensione (15%).

Qual è la priorità quando si sceglie un prodotto di investimento o risparmio? Al di là della sicurezza dell’investimento stesso, un tasso di ritorno garantito è il fattore che conta di più per il 16%, mentre per l’11% è cruciale ottenere il migliore rendimento sul mercato. Per il 6% soltanto è prioritario che l’investimento sia “eticamente responsabile”, anche a fronte di un minor ritorno economico.

SICUREZZA FINANZIARIA E OSTACOLI
Solo il 19% degli italiani si sente finanziariamente sicuro di fronte all’imprevisto, a fronte di una media internazionale pari al 32%. Il tipo di investimento maggiormente scelto è quello a breve termine con la possibilità di accedere ai risparmi in caso di necessità (52%).

A frenare gli italiani dal risparmiare o dall’investire è principalmente l’impossibilità di poterselo permettere (26%), anche per via di prestiti o debiti già esistenti (9%) che risulta comunque inferiore di 7 punti percentuali rispetto alla media degli altri paesi. Altri freni dell’investimento sono la mancanza di fiducia nelle istituzioni finanziarie indicata dal 18%, mentre la paura di perdere il proprio denaro pesa per il 15%.

FOCUS PENSIONI
L’intenzione di risparmiare per sostenersi durante la pensione è in linea con quella degli altri Paesi. Il 21% degli italiani pensa di incrementare le cifre destinate al sostentamento al termine della carriera lavorativa nei prossimi 12 mesi, mentre il 45% è intenzionato a mantenere i livelli attuali.

Nella pratica, solo il 33% degli italiani mette regolarmente denaro da parte in vista della pensione, a fronte di una media globale del 40%. Più del 60% ritiene che sia responsabilità del governo preoccuparsi degli anziani.

Tuttavia, solo il 30% degli italiani che non ha  ancora varcato la soglia della pensione vede nella pensione statale un elemento su cui contare per il proprio sostentamento al termine della carriera lavorativa. Una cifra pari a quella di chi vede nella propria abitazione una fonte di reddito. 2 su 5 circa segnalano la previdenza integrativa o i risparmi. La proporzione di chi crede che dovrà continuare a lavorare è la medesima.

Gli italiani più preoccupati di non potersi garantire un adeguato standard di vita quando andranno in pensione sono sicuramente le fasce più giovani 18-34, ma sono le stesse purtroppo incapaci di attivarsi per un risparmio finalizzato alla pensione. In generale le donne rappresentano sicuramente la parte più esposta al problema pensionistico.

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