di Franco Gaudenti
Sono quasi passati sei mesi dal giorno del referendum sulla Brexit e sul tema valgono le parole di Winston Churchill: un rebus, avvolto in un mistero, dentro un enigma. Parole che sono più volte risuonate nella recente tavola rotonda organizzata dall’Ambasciata d’Italia a Londra e presieduta dall’ambasciatore Pasquale Terracciano con un autorevole panel di rappresentanti delle istituzioni inglesi ed europee, del London Stack Exchange, della City e della business community italiana e internazionale presenti a Londra per discutere ed analizzare la Brexit, con la collaborazione organizzativa di EnVent Capital Markets e Grimaldi Studio Legale. L’incontro ha offerto un’interessante e inedita visione di ciò che sta accadendo ora e potrà accadere sui due lati del Canale della Manica. Tra i partecipanti presenti c’erano: Lord Hill, ex commissario del governo britannico a Bruxelles, grande leader e padre della Capital Market Union; Stuart Popham, presidente di Chatham House; Liz Stevenson del London Stock Exchange Group; Vittorio Grilli, già ministro del Tesoro Italiano e ora presidente di JP Morgan Europa; l’imprenditore Federico de’ Stefani; il giurista Michael Bray; Jacqueline Minor, ambasciatrice della Commissione Europea a Londra; Lord Boswell, presidente della commissione Affari Europei della Camera dei Lord; Lord Hennay, protagonista in passato di laboriose trattative fra Londra e Bruxelles; Brunello Rosa della società di analisi Macrogeo.
Brexit rappresenta soltanto l’inizio della storia ed è emerso come non potrà che essere una Hard Brexit. Non esiste infatti alcuna opzione Soft: realisticamente piuttosto bisognerà decidersi rapidamente tra una Stupid Brexit o una Smart Brexit. In altri termini, se prevarrà un approccio filosofico alla questione si potrà adottare un metodo costruttivo e positivo di dialogo-negoziazione nel mutuo interesse delle due parti; si potrà definire un quadro credibile dei fattori da dirimere e sui quali concordare; si potrà lavorare pragmaticamente sugli accordi e sulle regole esistenti applicandole effettivamente, a cominciare da quelle già in essere sul free movement e disapplicate dagli Stati; si potrà distinguere e analizzare i fattori determinanti la crescita reale delle economie, molto diversa dalla crescita potenziale. Non è infatti possibile immaginare di aspettare le elezioni in Germania nella seconda metà del 2017 per avviare il motore.
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