Di Maria Elisa Scipioni
L’ENPAF, Ente Nazionale di Previdenza e Assistenza dei Farmacisti, è l’Ente di categoria preposto a erogare pensioni, prestazioni di assistenza e indennità di maternità ai farmacisti.
A ottobre 2016 gli iscritti all’Ente erano 95.133, di cui circa il 69% donne, mentre il numero dei pensionati era pari a 23.606. Delle prestazioni IVS (invalidità, vecchiaia e superstiti) erogate dalla Cassa, circa il 53% ha riguardato le prestazioni per vecchiaia.
Occorre innanzitutto una doverosa premessa sulla categoria in oggetto. La caratteristica saliente dei farmacisti iscritti all’ordine, e di conseguenza anche all’ENPAF (l’iscrizione avviene automaticamente) è la netta distinzione tra titolari di farmacie e i restanti colleghi che svolgono l’attività come lavoratori subordinati, a causa del numero decisamente più alto dei farmacisti laureati e abilitati rispetto al numero di licenze disponibili.
La distinzione ha notevoli ricadute anche sotto il profilo previdenziale. I farmacisti del secondo gruppo, in qualità di lavoratori dipendenti, hanno l’obbligo dell’iscrizione all’INPS, più una contribuzione obbligatoria e aggiuntiva verso ENPAF; è possibile versare un contributo ridotto, ottenendo di conseguenza una prestazione pensionistica dall’Ente inferiore, ovvero il solo contributo di solidarietà, nella misura del 3% del contributo intero (va precisato che in quest’ultimo caso il contributo non è utile ai fini della maturazione del diritto a pensione). I restanti, farmacisti titolari del primo gruppo, contribuiscono e ricevono prestazioni solo dall’ENPAF; contribuzione di misura uguale per tutti, non legata al reddito professionale, e che dà diritto di conseguenza a una pensione uguale per tutti, più o meno.
Non dimentichiamo inoltre che il recepimento dell’ultima direttiva della riforma Monti-Fornero ha ulteriormente inasprito requisiti e prestazioni di questa categoria di professionisti. A partire dal primo gennaio 2016, il requisito anagrafico sarà adeguato in base all’incremento per la speranza di vita, con periodicità biennale dal 2019. Questo significa che l’età pensionabile s’innalzerà progressivamente, a favore di un tasso di copertura leggermente superiore, che però non compenserà lo spostamento e l’elevazione del requisito minimo decisamente più significativo.
Anno di riferimento 2016
Questa categoria di professionisti è stata per anni mediamente anche la più ricca, fatta salva la componente maggioritaria dei farmacisti dipendenti, con l’aggravante di necessitare d’integrazioni elevate per tutelare il tenore di vita raggiunto. Una corretta analisi previdenziale deve considerare con particolare attenzione tutti i parametri che determinano l’obiettivo previdenziale, per non incorrere in una sovrastima delle necessità di risparmio. In particolare va considerata attentamente la patrimonialità dell’attività commerciale che rappresenta la tradizionale fonte di risparmio a disposizione del farmacista.
Le prestazioni erogate dall’Ente sono in cifra fissa, calcolate come somma delle quote di pensione riferite alle anzianità maturate. Il versamento di contribuzione doppia o tripla dà diritto a una maggiorazione proporzionale aggiuntiva della prestazione pensionistica, del 10% per la doppia e del 15% per la tripla.
Si noti come le giovani generazioni di titolari di farmacia elevano, anche se di poco, il loro tasso di sostituzione atteso, ma parimenti subiscono una traslazione dei requisiti minimi di età per la maturazione della pensione decisamente importanti. Tuttavia, ciò che fa gioco sul tasso di sostituzione, dato dal rapporto tra la prima rata di pensione e l’ultimo reddito, essendo la pensione calcolata in cifra fissa, è la dinamica della carriera futura, in particolar modo il reddito relativo all’ultimo anno di lavoro. L’importo di pensione atteso, considerando la contribuzione intera obbligatoria in ogni caso non cambia, se non attraverso un versamento aggiuntivo dei contributi.
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