di Anna Messia
Le incognite sono ancora tante. Ma sull’operazione Pioneer, la sgr messa su mercato da Unicredit , comincia a stringersi il cerchio. Ieri Aberdeen Asset Management ha detto di essersi ritirata dalla gara per Pioneer perché il prezzo, nell’ordine di 3,5 miliardi, rischia di essere troppo alto. A dichiararlo è stato in particolare il ceo Martin Gilbert in un’intervista a Bloomberg. «Siamo arrivati al secondo round ma ci siamo ritirati», ha detto Gilbert. «Non potevamo permetterci i 3,5 miliardi a cui si sta andando. Spero che troveremo qualcos’altro, ma al momento non c’è nulla», ha aggiunto.
Restano così in gara quattro pretendenti e i più agguerriti appaiono in particolare Poste Italiane , in cordata con Anima e Cassa Depositi e Prestiti, e i francesi di Amundi. La scorsa settimana l’amministratore delegato di Cariparma (Credit Agricole ), Giampiero Maioli, aveva confermato ancora una volta l’interesse per l’operazione, dichiarando che l’unico dossier sul tavolo era proprio quello relativo alla gara per l’acquisto di Pioneer da Unicredit . E ieri anche Poste Italiane è tornata sull’argomento ribadendo che lo sviluppo nell’attività del risparmio gestito è un asset importante per Poste Italiane , a prescindere dall’esito dell’asta per l’acquisto di Pioneer da Unicredit , come confermato ieri anche dalla presidente Luisa Todini. Del resto Poste ha già avviato il potenziamento delle sue attività di risparmio gestito, a prescindere da quale sarà l’esito della competizione aperta su Pioneer. Nel 2017 il gruppo conferirà infatti in Anima Holding la sua Sgr Bancoposta Fondi e Poste Italiane , tramite un aumento di capitale riservato, incrementerà la quota nella società, dal 10,3% attuale fino ad un massimo del 25%. Ma le mire di Caio nel settore dei fondi comuni, come noto, vanno ben oltre l’operazione su BancoPosta Fondi. Il manager punta a fare del gruppo postale l’azionista principale della terza società di gestione italiana, che nascerebbe dall’integrazione di Bancoposta Fondi, Anima e Pioneer. Una sgr che disporrebbe di 292 miliardi di euro di asset e che si piazzerebbe sul podio delle sgr italiane, subito alle spalle di Eurizon del gruppo Intesa (366 miliardi) e di Generali investments.
La partita su Pioneer sembra però ancora aperta e, a quasi due settimane dalla presentazione agli advisor delle offerte vincolanti, non sembrano esserci ancora indicazioni ufficiali su una possibile short list tra i pretendenti. E in gara restano quindi ufficialmente altre due società, ovvero gli australiani di Macquarie e Ameriprise Financial, che controlla Threadneedle Asset Management, il cui nome è spuntato a sopresa nelle fasi finali della competizione.
Ieri intanto a poco più di un anno dall’inizio della sua attività, Poste Insieme Onlus, la Fondazione di Poste Italiane nata per promuovere politiche di inclusione e solidarietà sociale, ha fatto un bilancio dei primi obiettivi raggiunti, illustrando le ulteriori tappe del suo percorso di vicinanza ai territori, alle famiglie e al terzo settore, con 44 nuovi progetti approvati e una rete di volontariato aziendale di 1200 dipendenti. «Il percorso di sviluppo e trasformazione di Poste Italiane «, ha dichiarato l’amministratore delegato Caio, «è imperniato su una costante attenzione al tema dell’inclusione sociale». (riproduzione riservata)
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