di Valerio Testi
Azimut miglior titolo ieri a Piazza Affari con un rialzo del 7,3% a 15,28 euro in risposta alla cancellazione -arrivata ieri a mercati chiusi- da parte di Banca d’Italia dall’albo delle sim. Tra le prime conseguenze, lo stacco il 21 novembre del saldo del dividendo definito dalla società per l’esercizio 2015 (pari a 1 euro su 1,5 complessivi, un acconto di 0,5 euro era stato effettuato a maggio) nonchè l’avvio del piano di buyback.
Sul fronte degli analisti, in attesa della trimestrale in agenda per domani, Deutsche Bank (tp a 18 euro) apprezza i volumi di raccolta (a ottobre 452 milioni portando il totale da inizio anno a circa 5,6 miliardi). Anche Banca Akros (tp a 18,5 euro) nota che «la raccolta netta, anche grazie alle acquisizioni di consulenti finanziari e società all’estero, non sembra essere stata influenzata dalle difficili condizioni di mercato»; ma soprattutto rileva che Azimut «dovrebbe avere tra 300 e 400 milioni di extra capitale per il programma di buy-back, dividendi straordinari e acquisizioni».
Icbpi (tp a 24,1 euro) stima che «a fine 2016, dopo il pagamento di dividendi per circa 130 milioni, Azimut potrà avviare un buy-back già autorizzato dall’assemblea fino a un massimo di 28 milioni di azioni e, nel caso, per opportunità di crescita esterna». Concetto ribadito da Mediobanca Securities (tp a 16 euro) secondo cui «la vera domanda da porsi è se la società annuncerà un robusto programma di buyback in occasione dei risultati del terzo trimestre. Nella conference call precedente il management ha dichiarato che una volta ricevuto l’ok da Banca d’Italia il gruppo avrebbe iniziato a comprare le proprie azioni. Ci aspetteremmo quindi che il management annunci un programma di buyback (o almeno che dia chiare indicazioni su questo). Una mancanza di notizie su questo punto potrebbe essere presa negativamente a nostro avviso».
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