Con la recente acquisizione della start-up “Otto” che nel maggio scorso aveva annunciato lo sviluppo della tecnologia per la guida assistita dei camion di grosse dimensioni, Uber Technologies si appresta a fare il suo ingresso nel mercato della logistica e dei trasporti a lungo raggio, dove punta ad affermarsi quale player per il trasporto merci con camion a guida semi-autonoma e come partner tecnologico per l’industria del settore. Insomma, Uber è ormai pronto a entrare in campo in un settore che ogni anno muove circa 700 miliardi di dollari.
Il piano di sviluppo di Otto prevede l’aumento della sua flotta dagli attuali 6 a circa 15 camion che forniranno supporto logistico a diverse aziende grazie anche a tecnologie di tracking avanzate. In via di definizione le trattative con diverse aziende pronte a sperimentare i nuovi servizi di Otto. A differenza delle self-driving car o Google Car che dir si voglia, qui non si tratta di truck pronti a circolare per le strade senza nessuno a bordo. Si parla invece di sistemi di guida semi-autonoma, validi solamente per le autostrade e dove è comunque necessaria la presenza di un autista. Per vedere circolare sulle strade camion a a guida completamente autonoma ci vorranno almeno altri 20 anni, secondo gli esperti del settore.
Attualmente, il principale vantaggio della tecnologia Otto è di sollevare l’autista di camion dal dover stare costantemente al volante anche durante i tratti più noiosi dei viaggi in autostrada, dove potrebbe invece mettere in funzione il dispositivo di guida autonoma. Disponibili anche sistemi di mapping avanzati e tecnologie di tracking innovative.
Il co-fondatore di Otto, Lior Ron, ha spiegato in una intervista rilasciata all’agenzia Reuters che a partire dal prossimo anno inizieranno a circolare per le strade americane i truck con il brand “Otto” e altri equipaggiati con tecnologia “Otto” che trasporteranno le merci direttamente a magazzini e negozi, con esclusione di materiale a rischio o comunque pericoloso.
Uber ha già lanciato i servizi di per corrieri, flotte di camion e autisti indipendenti. Servizi che andranno ben oltre l’obiettivo iniziale che si limitava all’allestimento di truck a guida autonoma e che potrebbero portare Uber a fare concorrenza ai broker sul mercato delle flotte.
Un settore competitivo e frammentato come quello degli autotrasporti, caratterizzato oltretutto da bassi margini di guadagno, potrebbe essere alla vigilia di un vero e proprio processo di trasformazione guidato proprio da Uber che punta ad allargare i propri orizzonti stringendo accordi con player affermati e quotati in borsa, come ad esempio l’impresa di logistica C.H. Robinson and XPO Logistics, ma anche con aziende a conduzione familiare.
L’intenzione è quindi di rivolgersi a tutti e di utilizzare la tecnologia per sostituire progressivamente gli intermediari. Obiettivo sul quale gli esperti del settore non nascondono il loro scetticismo: difficile che una startup della Silicon Valley con poca esperienza possa ribaltare un settore consolidato come quello degli autotrasporti, fatto più che altro di relazioni.
Uber e Otto devono anche affrontare la concorrenza di una serie di start-up che ripongono grande attenzione a questo settore. Società come Transfix, Convoy e Cargo Chief stanno cercando di scalzare i broker tradizionali, abbinando spedizionieri e vettori utilizzando algoritmi complessi. Uber e Otto stanno lavorando su qualcosa di simile, ovvero sulla costruzione di un network di trasporto che colleghi shippers e carriers, replicando lo schema passeggeri-conducenti che ha sancito il successo di Uber. Sarà sufficiente a rinnovare il settore dei trasporti a lungo raggio?