di Anna Messia
Generali interessata a Fineco ? «Chiedetelo all’amministratore Philippe Donnet», ha detto ieri Gabriele Galateri, presidente della compagnia assicurativa triestina. Poche parole ma che continuano a tenere alta l’attenzione del mercato su un’eventuale integrazione di FinecoBank in Banca Generali . Solo qualche settimana fa l’operazione sembrava destinata a diventare concreta in tempi rapidi, ma poi all’improvviso si è raffreddata, anche se evidentemente non è stata del tutto archiviata. Il nodo sembra essere la valutazione cui Unicredit punterebbe per cedere Fineco . «Sarebbe una cosa molto bella, sono due banche (Fineco e Banca Generali , ndr) ben gestite e integrabili», aveva detto a fine settembre il direttore generale di Generali Alberto Minali, aggiungendo però che «siamo assolutamente lontani da ogni ipotesi». Dopodiché a qualche giorno di distanza anche il direttore generale di Banca Generali Gian Maria Mossa aveva buttato acqua su fuoco, puntando l’attenzione proprio sul prezzo della banca guidata da Alessandro Foti, di cui Unicredit detiene il 55,4%. Per chiudere un’operazione straordinaria c’è bisogno di due elementi, aveva chiarito Mossa in un’intervista, ovvero il giusto business al giusto prezzo. E se sul primo aspetto non sembrano esserci dubbi (lo stesso Minali aveva sottolineato le possibili sinergie tra Banca Generali , che si colloca in una fascia alta di clientela, e FinecoBank , che opera nella fascia media con buona struttura tecnologica), è sul prezzo che sembrano esserci divergenze. Le valutazioni di borsa di Fineco restituiscono una capitalizzazione complessiva di circa 3,1 miliardi di euro. E questo sarebbe il prezzo di riferimento indicato negli incontri informali dalla banca guidata da Jean-Pierre Mustier a Generali , ma anche ad altri pretendenti che sarebbero stati chiamati a guardare l’operazione, come Bnp Paribas e Intesa Sanpaolo . In pancia a Fineco , come noto, ci sono però circa 12 miliardi di bond Unicredit che obbligherebbero chi compra a fare un corposo aumento di capitale. Quei 3,1 miliardi partenza sarebbero quindi un’asticella troppo alta per il mercato, che si starebbe già lentamente abbassando. Tanto è vero che, secondo quanto riportato dall’agenzia Reuters venerdì scorso, il nuovo obiettivo cui starebbero puntando in Unicredit sarebbe 2,5 miliardi. Ancora troppo alto rispetto ai 2 miliardi che avevano in mente gli offerenti nei primi incontri, da forse abbastanza da riportare tutti a discuterne attorno a un tavolo. (riproduzione riservata)
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