di Anna Messia
Rinviarla a gennaio 2018 è stato necessario, visto il lungo lavoro che richiede per allenarsi alle sue disposizioni, ma la Mifid II rischia paradossalmente di nascere già vecchia. Perché il mondo finanziario è in veloce movimento e tra più di un anno, quando partiranno appunto le nuove norme europee sugli intermediari finanziari, lo scenario potrebbe essere decisamente diverso rispetto a oggi. «Riguardo alle nuove norme sulla Mifid II bisognerebbe avere una visione molecolare e non atomistica», spiega il segretario generale di Assoreti, Marco Tofanelli, «rendendosi cioè conto che queste regole andranno attuate in un contesto più ampio in cui si inseriscono altre rilevanti novità in atto, come la capital market union (la normativa che punta a costituire un mercato europeo dei capitali, ndr) ma anche l’esplosione del fenomeno Fintech». Proprio quest’ultimo rischia tra l’altro di aver un impatto importante nel settore della consulenza finanziaria, con la crescita, ad esempio, del fenomeno dei roboadvisor. «Bisognerà seguire con attenzione l’implementazione normativa che riguarda il fenomeno del roboadvisory rendendosi conto che un algoritmo non può essere in grado di comprendere la storia e le caratteristiche di ogni cliente», suggerisce Tofanelli, «si tratta di strumenti che andrebbero visti più come supporto utile ai consulenti piuttosto che mezzi adatti a superare i bias comportamentali», aggiunge.
Ma anche il concretizzarsi dell’uscita del Regno Unito dall’Unione europea è un fenomeno che non può essere trascurato, guardando all’attuazione delle Mifid II. «La Gran Bretagna è stato un pilastro importante nella definizione delle nuove regole e la sua uscita dall’Ue potrebbe comportare nuove riflessioni», osserva il segretario generale di Assoreti. Intanto però i lavori per l’avvio della Mifid II vanno avanti. Proprio in questi giorni l’Esma (l’autorità europea degli strumenti finanziari e dei mercati) ha diffuso in pubblica consultazione le nuove regole per la product governance. Si tratta di un insieme di previsioni tese a imporre agli intermediari un assetto organizzativo e regole di comportamento relative alla creazione, offerta e distribuzione dei prodotti finanziari agli investitori. L’intenzione è quella di avvicinare la fase di ingegnerizzazione del prodotto a quella successiva della consulenza e della diffusione sul mercato. «Nei prossimi giorni», conclude Tofanelli, «analizzeremo a fondo l’impatto concreto». (riproduzione riservata)
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