Con l’Ape assegno a 63 anni. Niente penalità per i precoci
di Daniele Cirioli
Dal prossimo anno si potrà andare prima in pensione. O con un prestito bancario (l’Ape), a 63 anni d’età; o, se si è fortunati e si ha un anno di anzianità contributiva prima di 19 anni d’età, con 41 anni di contributi (dunque anche a 60 anni d’età). A stabilirlo è l’accordo siglato ieri tra governo e sindacati per la riforma previdenziale. Tra le altre misure previste nel verbale (che saranno tradotte in norme nella prossima legge di bilancio), la riduzione Irpef per le pensioni a livello di no tax area, l’aumento della quattordicesima con estensione a tutti i pensionati con 1.000 euro al mese (oggi spetta a chi prende 750 euro), il cumulo gratuito dei contributi, la ridefinizione dei lavori usuranti, l’introduzione dell’anticipo anche per la pensione integrativa (c.d. «Rita»). Nel corso del 2017, invece, il verbale prevede l’introduzione di una «pensione contributiva di garanzia» a tutti, il rilancio della previdenza integrativa, il ritorno delle vecchie regole per la rivalutazione delle pensioni. Gli interventi, tutti strutturali, possono contare sullo stanziamento di 6 miliardi di euro nei prossimi tre anni.
In pensione (prima) con l’Ape. Il verbale prevede due fasi di attuazione: fase I nella legge di bilancio (si veda tabella); fase II nel corso del 2017. La novità principale è l’Ape e sarà operativa, in via sperimentale, per due anni. L’Ape (anticipo pensionistico) consentirà di andare in pensione prima, con un prestito di una banca fra quelle che aderiranno all’iniziativa sottoscrivendo convenzione con il ministero dell’economia. Il prestito serve come provvista finanziaria per l’erogazione della pensione dall’accesso (anticipato) alla maturazione dei requisiti (quelli di legge). Due le condizioni per avvalersi dell’Ape:
a) età non inferiore a 63 anni;
b) maturare il diritto a una pensione di vecchiaia di un certo importo (da definirsi) entro 3 anni e 7 mesi.
La scelta dell’Ape, volontaria, richiede un’assicurazione per il caso premorienza, al fine di non incidere sulla pensione di reversibilità o sugli eredi. Una volta ottenuta, l’Ape è erogata per 12 mesi (non c’è tredicesima) e non paga Irpef. Il rimborso del prestito, che include interessi e premio assicurativo, è su 20 anni a rate costanti; se il pensionato muore prima, è rimborsato dall’assicurazione.
Per questi lavoratori sarà prevista l’erogazione di contributi monetari e/o incentivi fiscali, per sostenere l’Ape (la c.d. «Ape agevolata») con un «reddito ponte» a carico dello stato:
a) disoccupati e senza reddito;
b) occupati in lavori pesanti o rischiosi con alto rischio per infortuni;
c) in particolari condizioni di salute;
d) occupati per la cura di familiari di primo grado conviventi con disabilità grave.
Infine, se il ricorso all’Ape è frutto di accordo tra impresa e lavoratori, parte del finanziamento sarà a carico del datore di lavoro.
Lavoratori precoci. Sono tali quelli «con 12 mesi di contributi da lavoro effettivo, anche non continuativo, prima dei 19 anni d’età». A loro favore è prevista l’eliminazione delle penalizzazioni sulle pensioni (c.d. Fornero), in caso di accesso alla pensione prima dei 62 anni e la possibilità di andare in pensione con 41 anni di contributi, se si è disoccupati senza ammortizzatori; o se si è disabili; o se si è occupati in lavori gravosi.
Pensione di scorta anticipata. Si chiamerà Rita (rendita integrativa temporanea anticipata), la pensione di scorta anticipata. Una riforma della previdenza integrativa, soprattutto fiscale, consentirà di avere una pensione anticipata (Rita), volontariamente, in presenza di un montante contributivo minimo.
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