di Francesco Ninfole
I crediti deteriorati e la bassa redditività sono «le due principali difficoltà» delle banche italiane, ma il problema delle sofferenze «va inquadrato entro corrette dimensioni» e per il settore il quadro «non è di sole ombre». Lo ha sottolineato ieri Carmelo Barbagallo, capo della vigilanza di Banca d’Italia, al Forum FIsac Cgil. Il supervisore ha evidenziato, riguardo alla qualità del credito, che «il processo di deterioramento si sta riducendo». In particolare, secondo i dati Bankitalia, «nel secondo trimestre del 2016 il flusso dei nuovi crediti deteriorati per l’intero sistema bancario è sceso al 3% del totale dei prestiti, attestandosi sui valori più bassi dal 2008». Nello stesso periodo l’incidenza dello stock dei crediti deteriorati delle cinque maggiori banche italiane si è ridotta dal 17,9 al 17,4% (dal 10,4 al 10,1% al netto delle rettifiche) e il rapporto di copertura è aumentato al 46,8%, un valore in linea con la media dei maggiori gruppi europei.
In passato il governatore Ignazio Visco aveva invitato gli operatori a non sopravvalutare il problema dei non performing loans, che riguarda poche banche per le quali si stanno già attuando contromisure. Barbagallo ha ribadito ieri che, per una valutazione complessiva, occorre considerare anche gli accantonamenti, le garanzie e le novità legislative che consentono tempi di recupero degli npl più rapidi e favoriscono lo sviluppo di un mercato secondario.
L’ammontare dei crediti deteriorati resta però elevato, perciò «l’autorità di vigilanza sta dando impulso a una gestione più attiva dei crediti deteriorati da parte delle banche», ha sottolineato Barbagallo. Il riferimento è alla guida (non vincolante) pubblicata nei giorni scorsi dalla Bce e rivolta agli istituti europei. Il documento contiene indicazioni per la gestione degli npl e chiede piani di riduzione a 1 e 3 anni, ma non fissa richieste specifiche. L’azione di vigilanza sarà modulata in base ai singoli casi. Barbagallo ha evidenziato che sulle sofferenze Bankitalia ha già avviato una nuova raccolta di dati: un primo invio di informazioni è previsto per fine mese. Più avanti la Banca d’Italia pubblicherà un’analisi dei dati.
Dal punto di vista patrimoniale il capitale delle banche italiane è inferiore alla media europea, se lo si misura rispetto agli attivi ponderati per il rischio. Barbagallo ha ricordato che questo dipende dalla recessione (più forte che in altri Paesi) e dagli aiuti di Stato (trascurabili in Italia, per centinaia di miliardi in altri Stati). Invece il leverage ratio, cioè il capitale rispetto agli attivi totali (non ponderati), è al 5,4% per le maggiori banche italiane, mentre è al 5,1% per quelle europee.
La redditività è invece in peggioramento. Nel primo semestre del 2016 il roe dei cinque big italiani si è quasi dimezzato (3,7%) rispetto all’anno prima (6,3%). Barbagallo ha rilevato che in Italia i conti economici sono meno esposti ai bassi tassi e ai rischi di condotta. In un difficile contesto di mercato e regolamentare (anche a causa di un eccesso di autorità e regole), il numero uno della vigilanza ha però invitato le banche ad agire, anche con interventi su sportelli e costo del personale. (riproduzione riservata)
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