di Stefania Peveraro
Pioneer
Sono scaduti ieri nel più assoluto riserbo i termini per presentare all’advisor JP Morgan le offerte non vincolanti per Pioneer Investment Management. Le ultime notizie che erano trapelate nei giorni scorsi indicavano che, su esplicita richiesta dell’amministratore delegato di Unicredit, Jean-Pierre Mustier, gli ammessi a questa fase dell’asta sarebbero stati soltanto colossi del settore dell’asset management come Allianz, Generali , Poste, Amundi e Macquarie, ma ieri si è aggiunto anche il nome di Axa. Quanto ai fondi private equity, almeno per ora, sarebbero stati lasciati alla finestra.
In ogni caso è possibile anche che ciascuno dei soggetti in corsa possa decidere di farsi affiancare da un fondo, così come era accaduto nel caso di Banco Santander, in cordata con Warburg Pincus e General Atlantic, prima che l’intera operazione saltasse; oppure di agire in cordata con qualche asset manager italiano. Per esempio Poste possiede già una quota del 10,3% di Anima Holding e infatti, secondo quanto riferito ieri da MF-Dow Jones, l’offerta di Poste è arrivata proprio in cordata con Anima Holding e Cassa Depositi e Prestiti.
I fondi di private equity già in occasione della prima asta si erano affollati sul dossier e in finale erano arrivati Advent International e Cvc Capital Partners in cordata con GIC-The Government of Singapore Investment Corporation.
Le offerte presentate ieri varierebbero all’interno di un range di valutazione per Pioneer molto ampio, si parla di una forbice da 3 a 4,5 miliardi di euro. Quest’ultima cifra pare però un po’ troppo elevata, visto che ai fini dell’accordo con Santander, Pioneer era stata valutata 2,75 miliardi, incluso il debito, cioè poco più di 10 volte l’ebitda atteso per il 2014 di 270 milioni.
Alla fine dello scorso giugno Pioneer gestiva un patrimonio di 220,7 miliardi di euro e dalla semestrale consolidata di Unicredit risultava un reddito netto di gestione di 165 milioni di euro (da 311 milioni per l’intero 2015) a fronte di un margine di intermediazione di 423 milioni (da 919 milioni).
In ogni caso, la cifra dei 3 miliardi sembra assicurata e per questo ieri il titolo Unicredit ha festeggiato, chiudendo con un 4,32% a 2,054 euro per azione.
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