di Mauro Romano
Francesco Caio
Poste Italiane si prepara a presentare il prossimo 19 settembre la sua busta per l’acquisto di Pioneer, la società di gestione che Unicredit è intenzionata a cedere. Anche se si tratta ancora di un’offerta non vincolante, che sarà probabilmente affiancata da proposte concorrenti di numerosi altri gruppi finanziari (tra cui diversi fondi di private equity), gli analisti hanno iniziato a fare i conti su possibili rischi e sinergie per il gruppo guidato da Francesco Caio. La reazione di Borsa alle indiscrezioni sulla probabile offerta è stata ieri piuttosto fredda, con il titolo che ha perso lo 0,31%, ma gli analisti di Mediobanca (che su Poste hanno un giudizio di outperform con un target price a 7 euro) hanno cominciato a ragionare sulle modalità dell’operazione e sulle sue conseguenze per il gruppo.
L’operazione rientrerebbe nella strategia di sviluppo nel settore del risparmio gestito e appare probabile che la proposta di acquisto riguardi solo una parte della società di gestione (Unicredit valuta Pioneer 3 miliardi di euro), ma restano in ogni caso da capire le possibili sinergie e sovrapposizioni con la partnership strategica avviata con Anima Sgr, di cui Poste ha rilevato lo scorso anno il 10,3% delle azioni per 210 milioni. «Facciamo fatica a vedere le ragioni che potrebbero portare Poste a comprare una quota rilevante nella società di asset management», hanno scritto da Mediobanca , in un contesto in cui la partnership strategica con Anima ha iniziato a produrre i suoi effetti positivi, con 150-200 milioni di flussi netti mensili. Nelle loro stime gli analisti di Equita ipotizzano poi una valutazione M&A da 2,5 miliardi di euro (15 volte il multiplo prezzo/utile 2018).
Ipotizzando l’acquisto in contanti del 70% e un premio per il controllo, l’esborso per Poste potrebbe raggiungere 2 miliardi di euro, limite oltre il quale, secondo gli analisti di Equita, sarebbe richiesta una ricapitalizzazione dato il target debito netto/ebitda di 1,5 volte (2,5-4,5 le utilities). Per questo gli analisti della sim non escludono che nell’operazione sia coinvolta anche la Cassa depositi e prestiti, interessata a diversificare il proprio portafoglio. Intesa Sanpaolo Imi segnala invece che «una potenziale finalizzazione dell’acquisizione di Pioneer potrebbe avere anche impatti su Anima ». L’altro interrogativo sul tavolo riguarda i tempi per la cessione della seconda tranche del 29,7% di Poste Italiane in mano al Tesoro. Il governo ha ribadito in più occasioni di voler chiudere l’operazione, ma nell’ultimo periodo i cantieri hanno subito un rallentamento e il tempo comincia a stringere. Secondo alcune fonti citate dall’agenzia MF-DowJones, l’operazione è legata anche all’aumento di capitale di Mps , L’istituto senese punta a chiudere la ricapitalizzazione fino a 5 miliardi di euro. Un eventuale fallimento della ricapitalizzazione di Rocca Salimbeni si ripercuoterebbe negativamente a cascata su tutto il sistema bancario italiano, compresa Poste Italiane . E subito dopo si presenterebbe l’incognita referendum: se vincesse il no sarebbe più difficile trovare investitori pronti a rischiare in un quadro politico incerto. (riproduzione riservata)
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