Si riduce l’attività sui derivati finanziari per le banche italiane. Secondo l’indagine triennale di Banca d’Italia, “nell’aprile di quest’anno il volume complessivo delle negoziazioni in cambi e in derivati su valute riferito all’intero sistema è stato di 378 miliardi di dollari” contro i 494 miliardi del 2013. Aggiungendo al mercato dei cambi i derivati sui tassi d’interesse, “il volume mensile è stato di 592 miliardi di dollari” (era di 994 miliardi tre anni prima).
Il volume delle negoziazioni nel mercato dei cambi, spiega Via Nazionale, “ha subito una contrazione di circa un quarto rispetto al 2013 (121 miliardi di dollari), pur aumentando il suo contributo al turnover complessivo al 59,4% (47,6% nel 2013). Il segmento a termine, rappresentato da outright forwards e foreign exchange swaps, è passato da 334 a 304 miliardi di dollari; il segmento a pronti (spot) è diminuito da 139 a 48 miliardi di dollari”.
“I derivati su valute, currency swaps e options”, aggiunge Banca d’Italia, “hanno raddoppiato il loro contributo al turnover complessivo al 4,4%, raggiungendo un volume pari a 26 miliardi di dollari (21 miliardi nel 2013, ndr). Il volume dei derivati su tassi d’interesse si è più che dimezzato da 500 a 214 miliardi di dollari e la loro quota sul turnover complessivo è diminuita dal 50,3% al 36,2%”.
L’indagine ha riguardato un campione di 34 banche con attività che rappresentano il 95-97% dell’intero mercato italiano. Dall’analisi è anche emerso che l’attività nei mercati dei cambi e dei tassi d’interesse ha continuato a essere caratterizzata da un’elevata quota di transazioni effettuate con banche non residenti, seppur in leggero calo dal 73% nel 2013 al 69%.
Mentre il peso delle transazioni svolte con banche residenti è cresciuto dal 10% al 13%. La quota delle transazioni con le istituzioni finanziarie non partecipanti all’indagine è aumentata in entrambi i mercati, complessivamente dal 6% al 9%, invece quella nei confronti della controparti non finanziarie si è raddoppiata nel mercato dei tassi (dall’1% al 2%) e quasi dimezzata nel mercato delle valute (dal 10% al 6%).
Fonte: