Effetti limitati nel resto d’Europa
L’aumento dell’incertezza e lo shock di fiducia derivanti dalla Brexit avranno un impatto negativo significativo sulle prospettive della Gran Bretagna: lo sostengono gli analisti di Moody’s, che hanno tagliato le stime di crescita del pil britannico dall’1,8 all’1,5% per il 2016 e dal 2,1 all’1,2% per il 2017. Il rallentamento sarà provocato soprattutto dalla ripida caduta degli investimenti. Comunque sia, il crollo della sterlina dovrebbe mitigare alcuni effetti negativi di breve termine fornendo una spinta alle esportazioni. In ogni caso, una sensibile correzione dei prezzi degli asset, un calo del valore delle case o un’ampia riduzione dei consumi rappresentano rischi al ribasso. L’agenzia di rating potrebbe correggere nuovamente le stime.
In assenza di contagio politico, gli analisti si aspettano invece effetti limitati sulla crescita dell’Eurozona. I legami fra Gran Bretagna e Unione europea sono asimmetrici: per esempio, il 48% dell’export del Regno Unito finisce nel territorio dell’Unione, mentre nel caso contrario la percentuale è solo del 7%. Perciò le maggiori economie del continente, non subiranno conseguenze rilevanti dalla Brexit. Gli esperti hanno ridotto la previsione di crescita del pil nell’Eurozona dall’1,7 all’1,5% per il 2016 e dall’1,6 all’1,3% per il 2017.
In sostanza, i rischi al ribasso per la crescita del Regno Unito sono grandi. Le preoccupazioni scaturiscono non tanto dalla possibilità di una recessione oltremanica, quanto dall’eventualità che gli sviluppi possano alimentare rischi politici nel resto dell’Eurozona.
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