di Gabriele Ventura
La riforma delle pensioni verrà inserita nella legge di Stabilità 2017. Se poi, in campo di lavoro o previdenziale, ci saranno questioni urgenti da risolvere, con la necessità di anticipare i tempi, il governo troverà altri contenitori normativi. Lo ha detto Bruno Busacca, della segreteria tecnica del ministero del lavoro, nel corso della tavola rotonda «crisi della rappresentanza: quale futuro?», che si è tenuta ieri al Festival del lavoro, assicurando che entro la data necessaria per inserire il pacchetto all’interno della prossima legge di Stabilità, l’accordo tra governo e parti sociali dovrà essere trovato.
«Il tema aperto riguarda le modifiche dell’attuale assetto del sistema pensionistico», ha sottolineato Busacca, «lo scopo degli incontri che stiamo avendo con i sindacati è costruire un percorso di dialogo con una logica precisa: resta ferma la volontà del governo di assumersi pienamente la responsabilità delle scelte che effettuerà di fronte al parlamento.
Per quanto riguarda i tempi, l’obiettivo è quello di arrivare all’inserimento del pacchetto nel ddl Stabilità, per cui l’intesa dovrà essere trovata in tempo utile. Alcuni punti, poi, hanno una vita più lunga o breve, tenendo conto del fatto che la legge di Stabilità sarà in vigore dal 2017, ma ci potrebbero essere questioni più urgenti da affrontare prima trovando gli adeguati contenitori».
Secondo Franco Martini, segretario confederale Cigl, «i problemi da risolvere nel dialogo che stiamo portando avanti con il governo riguardano la materia previdenziale e, di conseguenza, il lavoro che è la linfa che alimenta il tema previdenziale».
Nella giornata di ieri è intervenuto anche il ministro del lavoro, Giuliano Poletti, che ha sottolineato il tema della «società che è comunità di comunità dove si costruiscono i valori e si forma la cultura e l’idea del futuro. Alla persona e alla famiglia aggiungo il concetto di comunità che tiene insieme il vincolo familiare». La presidente dell’Ordine dei consulenti del lavoro, Marina Calderone, ha invece proposto di avviare «una unica delega lavoro e sviluppo economico perché trattano due tematiche ormai strettamente collegate. Il tema, oggi, è quello di cambiare la mentalità degli italiani per passare da una società che ha fondato le politiche di lavoro su politiche passive a politiche attive. È necessario rimettersi in gioco e andare a cercare lavoro anche riqualificandosi. Gli strumenti normativi ora ci sono, il jobs act ha infatti completato il suo percorso di attuazione e ha bisogno solo di alcuni normali aggiustamenti da inserire in corsa. Per ogni impianto riformatore, infatti, si riescono a valutare i correttivi solo quando la norma inizia a vivere». «A livello territoriale», continua Calderone, «esiste un difetto di collegamento tra il livello statale e quello periferico. Non tutte le regioni, infatti, hanno la medesima sensibilità nell’attuare le deleghe sul lavoro e sulla formazione professionale. Sarebbe necessaria, in questo senso, una maggiore integrazione perché le risorse sono poche e non si possono sprecare».
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